GUIDO CHIESA - Una forza realmente alternativa dovrebbe essere in grado di imporre all’opinione pubblica un cambio radicale di prospettiva. (Clicca QUI per l'articolo precedente)

 

Innanzitutto, per restare nel concreto, nei modelli econometrici alla base del Documento di Economia e Finanza che ogni anno il governo deve preparare per indicare il cammino che intende perseguire nei successivi 3 anni, la crescita del PIL dovrebbe essere posta, volutamente a priori, pari allo 0. Per chiarire al mondo intero che l’attenzione non sarà più posta su quel parametro per impostare le scelte di politica economica. Per far ritornare il PIL ad essere quello che è: un utile, e persino indispensabile, strumento di controllo della situazione del Paese, ma niente di più.

 

L’obiettivo della sua politica economica dovrebbe essere dichiaratamente spostato dall’incremento dei consumi al soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione: lavoro, sanità, istruzione, sicurezza, lotta alla povertà. Il tutto in un quadro di quella che gli economisti chiamano spregiativamente “stagnazione”, ossia crescita del PIL pari a 0.

 

Una forza realmente alternativa, ad esempio, la smetterebbe di raccontare la frottola che i 10 miliardi distribuiti con gli 80 euro di Renzi sono serviti a rilanciare l’economia, ma li utilizzerebbe per migliorare la qualità dei servizi forniti dallo Stato, in primis la sanità pubblica. I tagli imposti alla sanità hanno infatti obbligato le famiglie italiane a rivolgersi alla sanità privata - con tutti i risvolti che questa scelta ha in termini di corruzione e di allungamento, nel pubblico, delle liste d’attesa – ovvero, addirittura, a rinunciare alle cure da parte delle famiglie meno abbienti, che gli 80 euro non hanno visto. Per non parlare poi della mancanza dell’assistenza sanitaria domiciliare o della cura degli anziani che rende insostenibile la vita di tante famiglie per il peso delle rette delle case di riposo, che, nella logica aberrante del PIL, vanno ad incrementare la ricchezza prodotta dal paese.

 

Sostituire come obiettivo primario dell’intervento dello Stato il rilancio dei consumi con il miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini richiederebbe di porre fine al colossale "imbroglio" perpetrato dalla logica della crescita ad ogni costo del PIL. Ma, al contempo richiederebbe uno sforzo immane di razionalizzazione dell’uso delle risorse e di efficientamento dell’organizzazione statale. Uno sforzo che come obiettivo dovrebbe avere anche la riconquista della fiducia dei mercati nelle capacità di autogoverno del nostro paese e, come logica conseguenza, una drastica riduzione dello spread.

 

Tanto per essere sintetici: un obiettivo dichiarato di una forza realmente alternativa dovrebbe essere uno spread inferiore a 50, che è il numero che il nostro Paese meriterebbe. E che consentirebbe di disporre di un certo numero di miliardi di mancati interessi elargiti alla rendita parassitaria. Cifra da utilizzare per ricominciare a dare una prospettiva seria di futuro a questo Paese. Ad esempio, per ridare all’Italia la fama del Paese della Bellezza e dell’Arte, facendo piazza pulita di tutti gli orrori che la politica del PIL ha disseminato sul nostro territorio.

 

Guido Chiesa

 

(5-continua)