CHIARA GRIBAUDO - Poter arrivare a Cuneo e nelle sue valli, poter far passare, partire o arrivare merci e servizi, è un tema centrale nelle sfide economiche della Granda, sia per gli importanti presìdi industriali, sia per la valorizzazione delle nostre eccellenze agroalimentari e naturalistiche. Nella legislatura precedente, l’Asti-Cuneo è stato il nostro impegno infrastrutturale più importante: con fatica e dedizione, nonostante le difficoltà e la lunga trafila burocratica gestita dal ministro Delrio per arrivare con una proposta accettabile di fronte alla Commissione europea, si erano trovati una soluzione e un percorso certo per far ripartire i lavori e realizzare finalmente gli ultimi 9 km di un’autostrada che i cuneesi aspettano da decenni.

Non potevamo immaginare che per un po' di propaganda, qualcuno fosse disposto a ricominciare da capo. Nel corso dello scorso anno, il governo Lega-M5s con il ministro delle infrastrutture Toninelli ha scelto un percorso diametralmente opposto, non privo di contraddizioni. Il mantra grillino è stato quello di abolire ogni possibile proroga delle concessioni, e così il piano lasciato in eredità dal ministro Delrio è saltato. Questo nonostante con una proroga di soli 4 anni dal 2026 al 2030, il blocco delle tariffe e l’introduzione di un valore di subentro rispettoso delle norme europee, riuscisse contemporaneamente ad ottenere: a) la costruzione dell’autostrada; b) l’allineamento delle scadenze della A4 Torino-Milano e A33 Asti Cuneo per andare a gara unica nel 2030.

In modo abbastanza rocambolesco, Toninelli ha lanciato poi il suo piano: a) costruire l’Asti-Cuneo senza proroghe ma alzando il valore di subentro dell’A4 oltre i 900 milioni di euro (che il concessionario doveva incassare a scadenza dall’eventuale subentrante, Stato incluso, a tutto danno della concorrenti della futura gara); b) disallineare la scadenza delle due concessioni impedendo di fatto la possibilità futura di una gara unica; c) garantire al concessionario e al suo eventuale subentrante l’aumento delle tariffe per un valore superiore all’inflazione fino al 2045, per consentirgli di ripagare l’investimento. Difficile riuscire a credere che abbia fatto un tale capolavoro tutto da solo, e in questo video (https://www.nextquotidiano.it/asti-cuneo-video-scomparso-conte/) trovate qualche indizio su chi potrebbe averlo consigliato.

Che un tale piano non potesse funzionare sembrava chiaro come il sole, e anche se nella primavera del 2019 ero pressochè l’unica a dirlo nella Granda, di lì a poco mi avrebbe seguito il ben più competente parere dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che a giugno metteva fortemente in discussione la possibilità di un cambiamento del genere rispetto al piano Delrio senza ripassare dalla Commissione Europea: cosa che Toninelli, in questo ben accompagnato da tanti leghisti e pentastellati, continuava a negare a spada tratta. Così quando il 1°agosto si è riunito il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e Toninelli, in contemporanea a Salvini, ha dichiarato di aver "sbloccato" l’Asti-Cuneo, sono passata sicuramente da bastian contrario ma non mi sono bevuta, con pochi altri, la propaganda gialloverde e ho richiamato alla necessità di passare dalla Commissione europea per approvare un piano del genere. Festeggiavano invece, oltre ai ministri, sindaci del territorio di ogni colore, il governatore Cirio appena eletto, persino qualche categoria.

Purtroppo, visto che l’estate del 2019 è un lontano ricordo e non c’è l’ombra di una ruspa, oggi posso dire che avevo ragione. Posso farlo anche perché, dopo lunga attesa dovuta alle tutele e alle procedure burocratiche del caso, le delibere del Cipe del 1° agosto sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale e proprio questa settimana ho finalmente avuto accesso ad una parte degli atti di quella seduta, che riferiscono di come un nuovo passaggio a Bruxelles fosse ritenuto indispensabile, di come le ipotesi di Toninelli fossero già allora da rivedere e di come addirittura quanto preparato dal ministro fosse al limite dell’inservibile. La dimostrazione di un anno completamente perso, che oggi il ministro Paola De Micheli si trova a dover recuperare, con la difficoltà di dover mediare un percorso che ha subito una mossa così sconsiderata e dannosa per il nostro territorio, all’epoca legittimata da tante forze politiche e istituzionali.

Il percorso, ormai, è obbligato: per non ripassare dal parere della Commissione, bisogna almeno rispettare le indicazioni espresse in occasione della decisione sul piano Delrio. Due su tutte: allineamento della scadenza delle due concessioni e prospettiva di una gara unica per l’A4 e la A33, per riconsiderare il valore di subentro dell’A4 e riavvicinarlo ai parametri consueti (circa 1,4 volte l’Ebitda della società, anziché quasi 4 volte). Il Ministero delle infrastrutture è al lavoro su queste linee guida, con la consapevolezza che non possiamo perdere altro tempo. Una consapevolezza che mi auguro sia piena per tutte le forze di maggioranza.

Ciò che più dispiace di questa storia ancora da concludere è la lezione che ne emerge sul nostro territorio. Per un anno tanti hanno fatto finta di non vedere; tanti hanno voluto credere alla favola del ministro che avrebbe fatto sputare sangue al concessionario e intanto gli avrebbe pure fatto spendere centinaia di milioni di euro per i cittadini; con gli occhi bendati e le mani pronte ad applaudire, in pochi hanno voluto guardare in faccia la realtà dei fatti, studiare i dossier, leggere le carte, e scoprire che quello di Toninelli era un bluff dettato dalla propaganda. L’atteggiamento della classe dirigente di un territorio è essenziale in queste battaglie: fra sentirsi terra "di conquista" che può sopravvivere solo grazie a qualche regalia, o terra "di governo" per la quale rivendicare un ruolo e delle risorse, passa tutta la differenza fra l’ottenere o il non ottenere le risposte. Qualcuno non è più in grado di lavorare oltre gli steccati per il bene della propria terra, e qualcuno invece sembra proprio essersi arreso. Forse sarebbe bastato essere uniti nella protesta, per far retrocedere il ministro al piano Delrio. Speriamo che sia per tutti un monito per il futuro.

Chiara Gribaudo, deputata Pd della provincia di Cuneo