GUIDO CHIESA – Alla domanda sul come mai la Lega continui a mantenere il favore dei votanti nonostante la crisi di governo al buio voluta da Salvini, nonostante il governo non sia riuscito a varare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno, nonostante le differenze riscontrate tra quanto promesso e quanto realizzato, nonostante le quotidiane capriole per difendere oggi quello che si era biasimato ieri, la risposta dei commentatori è più o meno sempre la stessa: “l’alternativa non è credibile”.

Il destinatario di questa missiva è in sostanza il Partito Democratico, perché il M5S è già condannato, forse un po’ prematuramente, al ruolo di perdente predestinato per una partecipazione al governo ritenuta fallimentare.

Il PD viene presentato come un partito diviso tra Renzi, giudicato un leader carismatico, ma ormai inviso a larga parte degli elettori di sinistra, e il segretario Nicola Zingaretti dipinto, anche dai suoi colleghi di partito di fede renziana, come una persona priva del carisma e della necessaria autorevolezza per guidare un partito dalle mille voci. La sintesi delle chiacchiere al bar, ma anche di autorevoli commentatori, è presto fatta: Il PD è un partito spaccato, che non si sa dove voglia andare. Per questo non è in grado di risollevare la Sinistra dalle ultime sconfitte elettorali.

Non ho nulla contro i commenti fatti al bar: è così che si formano le opinioni di milioni di elettori. Sciocco non tenerne conto. Ma non credo che l’unica carenza della sinistra sia l’assenza di un leader autorevole in grado di esercitare una guida unitaria alle mille anime di cui è composta la galassia della sinistra. Il problema non è solo quello.

E’ pur vero che le idee marciano sulle gambe delle persone. Le idee, senza leaders autorevoli, non servono a modificare la realtà. Ma leaders autorevoli senza idee, o con idee confuse e approssimative, sono un disastro per qualsiasi paese. Gli uomini bravissimi nell’ intortare i loro concittadini si rivelano, alla fine, solo pifferai magici che portano i loro paesi alla rovina. E di pifferai magici, in questi anni, in Italia, ne abbiamo conosciuti più di uno.

Pragmaticamente direi che leaders autorevoli sono condizione necessaria, ma non sufficiente per risollevare la sinistra dalla sudditanza alle parole d’ordine della destra neoliberista, di cui sono pervase le società occidentali degli ultimi 30 anni. Tuttavia, l’indispensabile azione di leaders autorevoli, per costituire una seria alternativa all’attuale predominanza della destra, deve essere necessariamente sostenuta da una visione del mondo che consenta loro non tanto di vincere le prossime elezioni, ma di affrontare le sfide epocali che come nuvole minacciose si stanno ammassando all’orizzonte di quasi tutte le società occidentali.

Le sfide epocali sono note: i cambiamenti climatici, la demografia e le migrazioni, la progressiva riduzione delle risorse, il ritardo della tecnologia nel fornire soluzioni utili, la rigidità del sistema. A queste, in Italia, vanno aggiunte: la corruzione, la criminalità organizzata, l’endemica attitudine all’illegalità, la burocrazia, la mancanza di una classe dirigente, il ritrarsi di una classe imprenditoriale, l’invecchiamento della popolazione, la scarsa produttività. Un elenco da far tremare i polsi, che giustifica anche la difficoltà ad affrontare seriamente i problemi all’interno di un dibattito politico impostato esclusivamente sul “qui e ora”.

Un programma dettagliato che affronti tutti questi temi costituirebbe uno sforzo immane privo di riscontro pratico perché difficilmente potrebbe essere compreso dagli elettori. Né sarebbe di grande utilità perché la realtà è in così rapida evoluzione da renderne impossibile il continuo aggiornamento.

Meglio sarebbe il tracciare alcune linee guida chiare e di facile comunicazione su alcuni nodi cruciali del nostro futuro. Indirizzi che un leader autorevole dovrebbe riuscire a sintetizzare in slogan di immediata comprensione, tali da consentirgli di riconquistare l’egemonia perduta e indirizzare la società verso obiettivi vantaggiosi per l’intera collettività.

Un compito per la sinistra difficile e impegnativo, ma, a mio giudizio, un obiettivo ben più realistico della spasmodica ricerca di un leader che, con la bacchetta magica, trovi la soluzione a tutti problemi con l’accordo di tutti.

 

Guido Chiesa

 

(1-continua)