ALICE MARINI - Chi ha detto che una protesta virtuale non possa cambiare il corso della storia? Siamo abituati agli slogan urlati e al rumore del dissenso per le strade, ma ancora non ci eravamo mai trovati di fronte ad uno schermo nero. In un periodo in cui tutto (o quasi) è fruibile sul web, l'attesa di un grande concerto che avrebbe coinvolto i club di tutta Italia, da Torino a Cagliari, oltre ad un incredibile numero di artisti, è cresciuta per giorni. Fino all'annuncio: "Non ci sarà nessun concerto".

'L'Ultimo Concerto?' è stata una delle più importanti iniziative del settore della cultura e dello spettacolo, condivisa da oltre un centinaio di club in tutta Italia, che con il loro silenzio, a distanza di un anno dalle prime chiusure, hanno sottolineato l’importanza essenziale di questi spazi su cui pesa un enorme punto interrogativo. Dove andrà la musica e l'intero universo che le gira attorno? 

Per alcune settimane sui social sono apparse immagini dei palchi, degli ingressi, delle facciate dei locali che da sempre ci hanno ospitati, punti di riferimento di molte generazioni e colonne portanti per la musica dal vivo, con un grande punto interrogativo ad indicare l'incertezza sul futuro - lavorativo e culturale - di un settore che si è dovuto fermare, annullando e rinviando intere stagioni di eventi e lasciando a casa artisti e addetti ai lavori. 

Si legge sul sito ultimoconcerto.it: "I mancati incassi per il settore sono superiori a 50.000.000 di euro. Per una media di 332.491 euro per singola realtà. Il 49% dei live club dichiara di non avere certezza circa la possibilità di una riapertura a fine pandemia. Durante l’anno di chiusura forzata, infatti, i costi fissi hanno avuto un peso di oltre 10.000.000 di euro, per una media di 63.922 euro per singolo locale".

"Le particolarità degli spazi da noi rappresentati esigono per la loro ripartenza un orizzonte temporale concertato con le Associazioni di categoria - si legge sul manifesto -. Sarebbe molto difficile seguire l'onda emotiva che vorrebbe la riapertura in primavera, perchè i live club hanno esigenze di programmazione, fruibilità da parte del pubblico, economie di sostentamento diverse da altri luoghi dello spettacolo quali cinema e teatri".

"Gli attuali indici di affollamento previsti dalla normativa - aggiungono gli organizzatori - sono fra i più bassi in Europa, sottostimano la capacità di lavorare in sicurezza dei nostri luoghi, e già in condizioni normali e in assenza di misure di sostegno rendevano difficile il raggiungimento della sostenibilità economica della maggior parte degli spettacoli e delle strutture e vanno opportunamente rivisti indipendentemente dalla pandemia".

Anche da Cuneo, città dei Marlene Kuntz, è arrivato un messaggio: "Oltre a chiedervi la comprensione per questa innocua fake del concerto in streaming - scrive il gruppo sulla pagina Facebook - vi invitiamo a tenere alto il livello di guardia, continuando a non dimenticarvi che la musica che tanto vi e ci piace sta subendo danni che potrebbero risultare irreparabili. Anche una empatia partecipata e costante potrà quantomeno servire a non lasciar prevalere una sfiducia definitiva: se la musica e i concerti vi mancano per davvero, non dimenticatevi mai di questa situazione al limite, e tenetene sempre vivo e insopprimibile il desiderio".

Alice Marini