Si è scritto tanto del Barolo, lo si è descritto tanto, si è sorseggiato ancora di più, ma queste uve nebbiolo, maturate negli 11 comuni vocati, affinate e invecchiate per minimo 38 mesi, diventano un vino che è molto più della somma dei passaggi tecnici, della sostanza dell’acino e del perfezionismo del lavoro che lo genera. C’è un extra che lo rende un unicum che lo fa desiderare a Roma come a Pechino, a New York come a Berlino, a Tokyo e Camberra. Un’ineffabile piacere che seduce.

Per questo l’Asta del Barolo, la cui XVII edizione si svolge domenica 12 maggio, alle 10,30, nel castello di Barolo, in provincia di Cuneo, è tanto attrattiva e ha tanto successo: nella sala avranno l’onore di esaminare circa sessanta lotti dal vivo, invitati prestigiosi: winelovers, collezionisti, esperti di tutto il mondo. Con il mondo poi ci saranno collegamenti in diretta telefonica per aggiudicarsi le migliori bottiglie.

Il meccanismo dell’asta è semplice: i lotti vengono presentati e battuti al rialzo da Giancarlo Montaldo e il ricavato, come da consuetudine, sarà devoluto in beneficenza all’Onlus 1Caffè dell’attore Luca Argentero. Per questa e per altre motivazioni, l’Asta del Barolo 2019 ha ottenuto l’Alto Patrocino del Parlamento Europeo.

"Gli uomini e le donne delle Langhe della mia generazione avevano un sogno, forse più di uno; di sicuro c’è sempre stata una voglia di riscatto, una voglia immensa di rendere grande i propri prodotti, e far apprezzare questo territorio. Tutti insieme ce l’abbiamo fatta – dice con orgoglio Gianni Gagliardo, ideatore dell’asta – L’Asta del Barolo è l’evento clou che sintetizza questo successo del più nobile e noto vino di questa terra”.

Infatti al centro dell’attenzione c’è il Barolo. Tutto di ventenni, annata 1999, il lotto speciale "Deditus" con un Cordero di Montezemolo; 750ml Barolo Bricco Gattera; magnum Barolo Morasco di Franco Martinetti. Michele Chiarlo ha scelto una bottiglia 750ml di Barolo Cerequio; doppio magnum Barolo per Poderi Gianni Gagliardo; Poderi Luigi Einaudi una 750ml di Barolo Cannubi; magnum Marolo Bussia a firma Prunotto e un Barolo Castiglione 750ml per la cantina Vietti.

Si entra nel vivo con alcuni pezzi introvabili e di sicuro interesse per gli esperti, tra cui un Monfortino Riserva del 1961 di Giacomo Conterno, due bottiglie di Barolo Bartolo Mascarello del 1964 e 1967, un Giacomo Borgogno riserva del 1947, un Fontanafredda del 1959 e tante altre bottiglie uniche che raccontano una storia importante attraverso annate e stili di vinificazione che sono stati punti di svolta per giungere al Barolo di oggi.

A chiudere la mattinata un buffet a cura di Mariuccia Ferrero del ristorante San Marco di Canelli, chef con trent’anni continuativi di stella Michelin.