GUIDO CHIESA - Non era mia intenzione intervenire sul tema del tunnel del Tenda dopo la pubblicazione del documento di Legambiente e Pro Natura Cuneo che non condivido per i motivi che chiarirò in seguito. Ma dopo la presa di posizione dell’ex assessore regionale ai Trasporti, Francesco Balocco, a sostegno della soluzione con una canna a doppio senso di marcia e la messa in sicurezza del tunnel esistente - come suggerito dagli amici di Legambiente e Pro Natura - mi sento in dovere di dare il mio contributo alla discussione avendo progettato e realizzato nella mia vita professionale un centinaio di km di gallerie.

1) Sono contrario alla canna unica a doppio senso di circolazione per una basilare questione di sicurezza. La doppia canna a senso unico di circolazione è divenuta uno standard internazionale a seguito degli incidenti occorsi nel 1999 nel tunnel del Bianco, dove perirono 39 persone, e nel tunnel del Frejus, nel 2005 dove perirono 2 persone e 20 furono intossicate. Indipendentemente dalla presenza o meno di adeguate vie di fuga, le probabilità che si verifichi un incidente in una strada a doppio senso di circolazione è decisamente più alta di quella di un incidente in una strada a senso unico. Non è un caso che 80% dei tunnel di nuova progettazione sia a doppia canna.

2) Il progetto in corso di attuazione è stato validato da una conferenza intergovernativa Italia-Francia. Credo che il cambiamento di progetto andrebbe convalidato con una analoga procedura. Con le conseguenti, inevitabili perdite di tempo e incremento dei costi. Inoltre, non è assolutamente certo che i francesi accettino, senza discussione, un progetto con un inferiore livello di sicurezza.

3) E’ un’illusione pensare che la nuova soluzione costi di meno della precedente. Per vari motivi. L’allargamento della galleria non è a costo zero. All’incremento dei costi di scavo va aggiunto un incremento dei costi delle strutture di sostegno che non è proporzionale all’incremento del diametro, ma segue una legge esponenziale. Di conseguenza, per prendere in considerazione la proposta, andrebbe per lo meno fatto un progetto esecutivo di cui non c’è traccia.

4) Sui lavori da eseguire nella galleria esistente si dà per certo che mettere in sicurezza la stessa costi meno che allargarla e rivestirla ex novo. Non condivido questa certezza perché è mia esperienza che tenere in piedi una struttura con più di un secolo è francamente un lavoro affetto da un elevato livello di aleatorietà. Nessuno è in grado di certificare quali interventi siano in grado di mettere in reale sicurezza le opere, né di assumersi la responsabilità degli stessi: in questi casi l’impresa ha buon gioco a chiedere interventi di cui nessuno è in grado di dire la reale necessità. Ne consegue un incontrollato incremento di costi. Non stupisce quindi il fatto che l’impresa subentrante sia favorevole ad un progetto di quella natura.

5) Sui lavori di scavo già eseguiti non ho notizia sia intervenuto alcun nuovo cedimento, dopo quello sul versante francese. Né credo siano stati eseguiti i rivestimenti in cemento armato. Non vedo quindi motivi per paventare la necessità di rinforzare quanto già fatto. A parte i lavori previsti per rifare il “muro della vergogna”, che attengono a questioni ben diverse rispetto ad un erroneo dimensionamento delle opere.

6) Un cambio di progetto così marcato non potrebbe, a mio giudizio, passare senza una nuova gara d’appalto. Non credo che l’Europa ce lo permetterebbe. E comunque temo che potrebbe essere l’occasione di più di un ricorso da parte delle imprese che potrebbero ambire ad aggiudicarsi i lavori. A questo proposito non so su quali elementi basi Balocco la sua convinzione di poter escludere questa ipotesi.

7) Un nuovo appalto significherebbe spostare di parecchi anni la fine dei lavori perché, al di là del fatto burocratico dei tempi necessari per una nuova gara, preparare i documenti per un appalto di un’opera già iniziata è questione complessa, con riflessi pesanti sulla suddivisione delle responsabilità.

8) Anche senza un nuovo appalto, una variante sostanziale di progetto è il solito metodo adottato dalle imprese per richiedere un adeguamento dell’importo dell’appalto. Di fatto è già stato richiesto, anche per il progetto con le due canne. La variante sostanziale di progetto, con una canna a doppio senso di circolazione, sarebbe una ulteriore "scusa" per chiedere un sostanziale aumento dell’importo delle opere. Per di più ricevuta su un piatto d’argento.

9) Non capisco poi che cosa abbia di "ambientale" quel cambio di progetto, che, ripeto, non potrebbe che favorire le richieste dell’impresa per una revisione dell’importo delle opere. Perché favorirebbe l’utilizzo della galleria esistente da parte dei pedoni e delle biciclette? Ma a quante persone mai potrebbe veramente far piacere percorrere una galleria di 3,2 km, semi abbandonata, che potrebbe divenire un nascondiglio per animali e persone in difficoltà?

10) Del documento citato condivido il sostegno al divieto imposto dai sindaci francesi della Valle Roja al transito degli automezzi con portata superiore alle 19 t. La strada della Valle Roja non è adatta al traffico di automezzi pesanti. Ma vedo che questo divieto dà fastidio ai sindaci della Val Vermenagna. Il compromesso potrebbe essere quello di imporre un pedaggio agli automezzi pesanti in modo tale da contingentare il passaggio dei Tir e non fare la fine della Valle Stura. Al contempo di non impedire, a chi ne avesse veramente bisogno, di utilizzare la via più breve per raggiungere la Costa Azzurra.

11) La vera natura delle difficoltà sin qui incontrate nella realizzazione delle opere non sta nel progetto, ma nella gestione dell’Anas: l’aver aggiudicato l’appalto con un eccesso di ribasso ha infatti aperto la strada ad una esecuzione dei lavori non conforme al progetto. Con quel ribasso era infatti pura illusione sperare che l’impresa realizzasse le opere a regola d’arte. Visto il ribasso, l’Anas avrebbe dovuto esercitare una azione quotidiana di controllo svolta da personale altamente qualificato. Che non mi risulta sia stato fatto.

Per quanto sopra esposto non vedo quali vantaggi porterebbe il cambio di progetto quale quello prospettato da Legambiente e da Pro Natura. Anzi credo che il bilancio costi/benefici sarebbe decisamente sfavorevole per le casse pubbliche e per la Valle Vermenagna, soprattutto per i tempi richiesti per dare corpo ad una nuova soluzione. Reputo quindi corretta la decisione di proseguire con il progetto originario purché accompagnata dalla perentoria richiesta di un controllo “feroce” da parte dell’Anas sull’esecuzione dei lavori.

Guido Chiesa

(Foto tratta dal sito del tunnel di Tenda)