CUNEO CRONACA - "Nell’ultima settimana, al disagio di chi non ha un tetto, al freddo e alle piogge, si è unita una nuova problematica: alcuni braccianti senza dimora, dopo una giornata passata nei frutteti o alla ricerca di un ingaggio, una volta tornati al loro giaciglio di fortuna non hanno più ritrovato i loro bagagli riposti in una piccola via laterale di Saluzzo, perdendo così coperte, cartoni, vestiti, contenitori, scarpe. Zaini, borsoni, valigie, buste di plastica, bagagli lasciati incustoditi durante la giornata e che possono essere considerati abbandonati o causa di degrado urbano e, per questo, prelevati dalla nettezza urbana.

In Caritas abbiamo organizzato un deposito di bagagli che ad oggi custodisce 112 zaini, borse, borsoni che contengono gli averi più preziosi di chi arriva in cerca di opportunità. Per i braccianti è infatti fondamentale essere certi di poter ritirare e consegnare coperte, cartoni, vestiti, prodotti per l’igiene personale, documenti. Pochi averi che non possono caricare sulla bicicletta usata come unico mezzo per cercare lavoro nelle campagne. Senza un deposito, di solito i braccianti senza dimora, dopo essersi svegliati alle 4 o alle 5 del mattino, chiudono tutto in sacchi neri dell’immondizia e ripongono con cura questi bagagli improvvisati dietro cespugli, magazzini abbandonati, strade laterali per evitare che vengano buttati.

Secondo i regolamenti dei Comuni, nel caso di un oggetto abbandonato, è previsto che sia custodito per un certo periodo nel caso sia di valore. Questi sacchi, però, vengono spesso considerati beni senza valore e diventano oggetto di "operazioni di pulizia" già accadute nei mesi scorsi: è così che, ad esempio, durante lo sgombero del 2 luglio, numerosi braccianti hanno perso documenti, soldi, oggetti che rappresentavano ricordi cari delle loro famiglie, vestiti.

Capiamo che l’Amministrazione comunale si trovi a dover gestire una situazione complessa (per timori relativi al Covid-19 o per la difficoltà di gestire un recupero) e si finisca per destinarli alla discarica. Nell’ultima settimana di agosto, prima dello smaltimento, siamo stati contattati per consentire alla nostra Caritas di recuperare questi sacchi ed evitare che venissero distrutti. Abbiamo così accettato di accogliere nel cortile di corso Piemonte una quarantina di bagagli, già prelevati dal camion della nettezza urbana e pronti per lo smaltimento, consapevoli del valore che rappresentano per i braccianti.

Abbiamo poi diffuso un rapido passaparola per consentire loro di recuperarli. Alcuni sono arrivati nel tardo pomeriggio, all’apertura del nostro servizio docce, per cercarli, facendoci trapelare un misto di frustrazione e umiliazione perché non ritrovavano oggetti importanti come le coperte per scaldarsi la notte. G., arrabbiato, ci ha spiegato che non aveva trovato nemmeno più i cartoni sui quali dormiva. Quasi tutti ci hanno chiesto perché fossero stati portati via, quale pericolo potessero rappresentare. La distesa ordinata di zaini, valigie, sacchi di plastica, vestiti e scarpe, fatta dai nostri volontari, ha iniziato così a svuotarsi velocemente. A., appena sceso dalla bicicletta, si è avventato su un sacco che conteneva le sue pentole, appartenute a chissà quale lavoro e vita precedente. Felice di averle ritrovate, ci ha ringraziati per averle custodite e dopo averle caricate sulla bicicletta è ripartito veloce.

Zaini, coperte, vestiti e pentole non hanno unicamente un valore materiale e di utilizzo per i braccianti, ma rappresentano anche un collegamento, un ancora con la vita che si sono lasciati alle spalle prima di arrivare qui in cerca di lavoro e spesso sono tutto ciò che hanno. Una coperta che diventa un riparo nella notte, quasi una casa. Uno zaino o una valigia che diventano un armadio improvvisato, appoggiato ad un marciapiede. Un mucchio di vestiti che, la sera, vengono appallottolati e diventano un cuscino. Un paio di scarpe, anche se rotte, possono continuare a permettere di cercare lavoro in bicicletta.

Valigie che molto spesso hanno la forma di grandi sacchi neri dell’immondizia, per proteggere dalla pioggia, ma che all’interno contengono vite, ricordi, documenti importanti per questi lavoratori. A volte si tratta di oggetti che arrivano dalla nostra stessa Boutique, recuperati grazie ad una rete di solidarietà e volontari che negli ultimi mesi si è allargata rapidamente toccando anche altre regioni d’Italia molto lontane da Saluzzo: una maglia spedita da Livorno, uno zaino da Roma, delle scarpe antinfortunistica portate da amici.

La sera, con il Presidio mobile, abbiamo monitorato le zone in cui i braccianti bivaccano durante la notte per informarli che i bagagli dispersi erano stati recuperati e che potevano venire a riprenderli anche il giorno dopo e chiedendo loro di trovare zone ancora più nascoste in cui posare le loro cose durante il giorno.

Possiamo comprendere che sia necessario avere cura della pulizia della città contrastando il degrado urbano, ma i pochi beni di un senza dimora non rappresentano immondizia di cui disfarsi. Queste righe vogliono soprattutto descrivere questo: il valore che si tramuta in disagio e l’impatto che un’azione simile ha sulle vite di chi spesso non ha voce o strumenti per descriverlo".

(Testo e foto tratti dal sito di Saluzzo Migrante - LEGGI QUI)