GUIDO OLIVERO - Siamo oramai tutti consapevoli che stiamo vivendo una fase di profondo cambiamento. La condizione attuale ci ha spinti in un mondo sconosciuto e l’unica certezza sembra essere che non sarà più come prima. Tutto dovrà essere rimesso in discussione ed in particolar modo dovranno essere riviste le relazioni di interdipendenza tra i soggetti economici. La cultura economica basata sulle filiere orientate al minimo costo (il cosiddetto low-cost) ha dimostrato non pochi punti di vulnerabilità in questo periodo di distanziamento e chiusura. La revisione delle filiere di produzione e le relative interconnessioni dovranno essere interamente ripensate e corroborate da terapie digitali importanti.

Siamo dentro ad un cambiamento d’epoca e non in un'epoca di cambiamenti. Cambiamento di relazioni dentro le aziende con il lavoro a distanza, stessa cosa è capitata nel mondo della scuola o più in generale dei modelli formazione. Tutto quello che prima veniva visto con una certa diffidenza, oggi è considerato come una opportunità. Il gioco del dentro e del fuori dalle aziende è diventato più che mai importante. Il dentro è diventato più limitato e prezioso e le relazioni sono in via di ripensamento e con un contenuto sempre più creativo. Le relazioni e i rapporti a distanza si sono perfezionati e la pratica concreta li sta migliorando. Anche le relazioni di vicinanza a minor intensità rispetto al pre-pandemia stanno determinando dei valori aggiunti più consapevoli. Fatte queste prime considerazioni sul cosa sta accadendo, quali potrebbero essere i principi futuri del rilancio?

Per prima cosa occorrerà agire sui modelli di consumo e di produzione. Le piccole e medie imprese in queste fasi di rinnovamento complessivo potranno essere avvantaggiate dall’attitudine da sempre sperimentata a reinventarsi. Essendo realtà "plastiche", che sommano la creatività alla proattività, dovrebbero avere una marcia in più. Il nostro tessuto industriale, essendo costituito prevalentemente da piccole e medie realtà, dovrebbe essere favorito. Il vantaggio potrebbe essere doppio in quanto, in questo momento dove sono saltate tutte le vecchie regole, la creatività e l’innovazione diventano determinanti. Rispetto alle economie forti, vedasi ad esempio quella tedesca, tutte incentrate sul rigore, la nostra economia, in questa sfida epocale, potrebbe essere favorita. Sinceramente lo speriamo.

Un altro aspetto per il rilancio sarà quello di accelerare la co-produzione. Fare le cose insieme e muoversi con logiche di sistemi territoriali integrati rispetto al comportamento ed alle nuove richieste dei consumatori. Altra cosa è e sarà quella di avere modelli economici veloci. Noi italiani, come singoli, siamo rapidi, ma il nostro sistema non è veloce. Non solo il sistema dovrà velocizzarsi, ma dovrà essere anche selettivo nell’erogazione dei finanziamenti. Ad esempio sarebbe uno spreco finanziare imprese che hanno produzioni non più coerenti con la modifica dei consumi determinati dal distanziamento sociale e più in generale dalla pandemia.

Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, i sistemi saranno seriamente da ripensare. In questo periodo abbiamo capito che si può quasi lavorare ovunque e anche per questa modalità lavorativa si dovrà definire cammin facendo la più opportuna metologia applicativa. Il lavoro in remoto è uno strumento interessante e funzionale, che le aziende man mano che lo sperimenteranno dovranno disciplinarlo in relazione alla loro specificità. Finalmente abbiamo scoperto che la tecnologia è un'alleata e che ha fini migliorativi e non sostitutivi. Può essere nemica se non la si accompagna con la giusta formazione degli utilizzatori. In questo caso può dividere ed è quello che è capitato nella scuola dove chi sapeva e poteva è stato garantito, viceversa alcuni non sapendo e non potendo sono stati marginalizzati. Su questo aspetto bisognerà riflettere e agire per non lasciare indietro nessuno.

Infine, per impostare un futuro sostenibile, in questo cambiamento epocale e a noi ancora in parte ignoto, ci servirà una forte motivazione e anche un grande senso di responsabilità. Le filiere produttive e di consumo saranno sempre più corte e l’economia avrà e dovrà avere sempre più uno stretto collegamento con il territorio. Le filiere dovranno prevalentemente focalizzarsi su produzioni strategiche collegate alle richieste di consumo territoriale. Le imprese dovranno essere sempre più bene comune e dovranno più che mai dare valore alla comunità ed ai territori dove operano.

Guido Olivero, professore di organizzazione del lavoro e tecnologie