GUIDO CHIESA - Divertente! Su La Stampa edizione Cuneo del 5 marzo sono comparsi due articoli, uno a fianco dell’altro. Il primo parlava di un'indagine della Provincia sulle strade più trafficate, con tanto di dati registrati nel gennaio 2020. L’altro trattava della tangenziale di Mondovì (un intervento da ben oltre 100 milioni di euro) che, a detta dei proponenti, servirebbe a deviare il traffico che da e per il Cebano, e la Liguria, (SS. 28) attraversa Mondovì Breo. E per sostenerne la necessità veniva riportato il dato di 15.000 passaggi al giorno che, se verificato, sarebbe un numero veramente elevato per una strada di attraversamento cittadino.

Il fatto divertente è che nell’indagine della Provincia riportata giusto a fianco, l’unica strada intorno a Mondovì con un alto volume di traffico è quella di S. Anna Avagnina, con poco più di 9000 veicoli /giorno. Della SS. 28 non c’è traccia alcuna. A questo punto una domanda viene spontanea: ma da quale indagine sul traffico i proponenti della tangenziale hanno tratto il dato di 15.000 passaggi al giorno? Da una rilevazione del 2015, come pubblicato in un recente articolo del settimanale Unione Monregalese?

La domanda non è posta per amor di polemica, ma perché l’opera potrebbe rientrare nella casistica di come sovente si procede in Italia. Non sarebbe infatti la prima volta che la richiesta di fondi per questa o quella opera viene giustificata sulla base di dati senza un supporto tecnico adeguato (il caso più clamoroso resta quello dell’Asti-Cuneo per la quale erano previsti 26.000 veicoli/giorno e oggi non si trovano i fondi per completarla perché i passaggi sono solo 8000).

Il modus operandi è noto: si crea una corrente di pensiero a favore di un’opera pubblica che si fonda su una sensazione anche ragionevole, ma che non riflette la realtà, e poi si cerca un Santo in paradiso che la porti avanti, a Roma, in cambio del consenso che si è creato intorno all’opera. Poco importa se sono soldi ben spesi o no, se l’opera è correttamente dimensionata, se per mantenerla occorrono altri soldi pubblici (per non andare lontano, si pensi all’ospedale di Mondovì, che peraltro ora l’emergenza Coronavirus suggerirebbe, forse, di sfruttare appieno...).

Detto francamente: non credo che la tangenziale sia il problema prioritario per Mondovì. Delle Sette Sorelle, è quella che sta patendo di più la crisi: i negozi chiusi in via Beccaria e in via S. Agostino fanno impressione. Anche Mondovicino pare non essere esente dalle conseguenze della crisi in atto. Passeggiando per Mondovì Piazza - che è un vero gioiellino – si ha la sensazione di un borgo in via di desertificazione: l’ospedale vecchio abbandonato, la caserma fatiscente, l’Alberghiero con problemi strutturali, i ristoranti che chiudono, le vecchie botteghe sostituite da box auto.

In sintesi: se veramente Mondovì pensa di avere ancora dei Santi in paradiso, sarebbe meglio li sollecitasse per ben altri problemi e con qualche idea sul proprio futuro. Perché l’epoca delle grandi infrastrutture appartiene ormai ad un passato che non tornerà più ed è bene che le giovani classi dirigenti non siano distratte da miraggi di un modello di sviluppo ormai morto e sepolto. 

Guido Chiesa