PIERCARLO BARALE - La sceneggiata grillina si arricchisce di nuovi testa-coda. Come è avvenuto per il gasdotto Tap, le acciaierie di Taranto, il radar statunitense in Sicilia, anche le grandi infrastrutture congelate dal gaffeur Toninelli - ed i relativi 25 miliardi - sono in via di scongelamento. Per ora solo verbale, in base a quanto dichiarato dal capo politico Di Maio, che non segue il dettato del guru Grillo. Tutto sarà scongelato, fatta eccezione per il Tav o la Tav, l'ultimo Fort Alamo pentastellato.

Dal no-tutto al si-tutto, eccetto Tav. Per quest'ultima, i pentastellati non potrebbero opporsi ad un referendum consultivo regionale o interregionale, confermativo del progetto, ventilato dalle regioni interessate alla linea, appoggiato dalle associazioni di imprenditori e da quasi tutti i sindacati. Ovviamente, non sarebbe possibile il referendum abrogativo costituzionale, in quanto l'opera, nella sua globalità - progettuale e finanziaria - è oggetto di trattato internazionale con la Francia. Perciò, sotto questo profilo i cinquestelle non potrebbero opporsi al referendum consultivo pluriregionale, che - ritengo - sancirebbe la volontà di eseguire il progetto. Perderebbero la faccia - l'ultimo pezzo restante, dopo la debacle anche sui vaccini - e con essa i consensi degli agguerriti No-Tav, grillini per l'occasione, ultimi difensori dell'integrità della Valle di Susa, neppure coesa in questa battaglia.

Non completando l'opera, i pentastellati si alienerebbero la classe imprenditoriale e la base operaia, ambedue estremamente interessate alla ripresa dei lavori. Evento particolarmente positivo in questi chiaro di luna economici: siamo in quasi recessione in senso tecnico e stagnazione nel verbo volgare reale. E' un assioma indiscusso che grandi opere pubbliche, con ingenti finanziamenti, nei momenti di stagnazione, immettono denaro e provocano nuove assunzioni. Il mercato si riprende e gira tutta l'economia nazionale. Si è invece scelto di corrispondere, a tappeto - sempre se ci saranno i soldi e la stagnazione non diventerà recessione e poi crisi - il reddito di cittadinanza assai più comodo per i beneficiari e soprattutto utile per chi ne ha fatto bandiera elettorale.

Le opere pubbliche potrebbero riprendere immediatamente - anche la Tav - con lavori già programmati, sia al nord che al sud, con maggiori vantaggi per lo Stato erogante. Non sussidi, per attendere un lavoro che non ci sarà, ma finanziamenti di opere che daranno stipendi e pagamenti via via che procederanno. Qualche voce - direi saggia - sulla Tav propone di eseguire il tunnel di base, per il quale occorreranno parecchi anni, senza dar corso alle opere connesse, da rivedere se troppo faraoniche o modificabili con soluzioni più attuali. Ciò consentirebbe ai pentastellati di uscire dall'angolo nel quale si sono incautamente cacciati, incalzati dai trentamila irriducibili Valsusini. L'opera si farebbe, ma non quella oggetto della guerra ventennale.

Nessun vincitore e nessun perdente, perchè ciò che verrebbe eseguito non sarebbe quello che era stato l'oggetto della guerra. Se il premier Conte, come i migliori avvocati dotati di grande capacità di composizione delle controversie e di stipula di transazioni, se ne interesserà a fondo, probabilmente si arriverà ad un accordo. Si eviterà il referendum, dal risultato scontato per i si-tav, e l'ennesima figuraccia, anche con pesanti conseguenze elettorali, per i pentastellati, alle imminenti consultazioni europee. Ho sentito sulla Tav alcune assurdità espresse da Di Battista: da intercettazioni sarebbero emerse probabili interferenze corruttive non meglio specificate. Quand'anche fossero accertate, sarebbe una questione giudiziale, non idonea ad impedire la prosecuzione dei lavori.

Ovunque, per le opere pubbliche, vi sono rischi corruttivi. Non per questo non le si possono eseguire. Devono essere accertate eventuali irregolarità, reati, collusioni, interferenze mafiose. E' stata una dichiarazione - quella di Di Battista - del tutto irrilevante, in quanto non si può andare in televisione ad annunciare sospetti, in base ai quali sarebbe opportuno cancellare l'opera, riempire i tunnel scavati, pagare le penalità, restituire all'Europa i contributi. Ad oggi quindi il gaffeur Toninelli dovrà elaborare un piano di infrastrutture per il nord, perchè venga differita la non prosecuzione della Tav. Mai il nord produttivo e moderno nella visione del futuro, dei rapporti interregionali e degli scambi internazionali, accetterà il rifiuto della Tav, opera essenziale, anche se occorreranno anni per la realizzazione.

Ho pure sentito più volte Marco Travaglio contro i sostenitori della Tav, opera inutile sotto ogni profilo, antistorica, con rischio amianto, assurdo spreco di denaro. E' la voce dei pentastellati e degli irriducibili no-Tav, espressa negli interventi televisivi e sulle pagine del suo giornale...

Piercarlo Barale