FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Suscita scalpore l'opera Alba dell'artista Valerio Berruti: ha coniugato poesia, genialità e innovazione. E' alta 12 metri e mezzo, realizzata in acciaio inox, eppure conserva ancora quel candore di bimba un po' timida come i suoi conterranei langhetti, caratteristica in cui si riconosce con orgoglio anche l'artista albese.

Nella piazza ottocentesca Michele Ferrero, la bambina Alba si mostra e, per non disturbare troppo, è appena delineata con una straordinaria anima d'acciaio posta sulla fontana. Si specchia nell'acqua, affacciandosi alla vita in cerca di risposte che nessuno le può dare.

Un passo indietro: il 6 novembre 2007, al Fondaco di Bra, l'artista Valerio Berruti inaugura la sua personale. L'originale catalogo è un “flipbook”: scorrono veloci le immagini di una bambina che tende le braccia in cerca d'aiuto, ma non lo trova. Si specchia e non si riconosce, non c'è nessuno al quale fare domande.

Il titolo della mostra è appunto “E più non dimandare”, tratto dall'Inferno della Divina Commedia: perché così è la vita, non ci sono risposte a certe domande. L'uomo deve affrontare e vincere le proprie paure da solo. I delicati temi esistenziali come la purezza, l'innocenza dei pensieri, contrapposti al timore della vita, ai suoi misteri e alle mancate risposte, sono trattati nella prefazione del libro-catalogo dallo scrittore Davide Longo.

Ecco che a distanza di anni, ritroviamo quella bambina di Valerio, rivolta verso la Langa, a riflettersi ancora nell'acqua per indurci a specchiarci: è il richiamo all'infanzia che accomuna tutti noi.

Alba: il nome di una città, il nome di un'opera d'arte e il nome del sorgere di un nuovo giorno. Quale è il primo, in ordine di importanza per lei? 

L'artista risponde: “Prima c’è il sorgere di un nuovo giorno e poi, grazie alla vita, tutto il resto diventa possibile. Nonostante sia nato ad Alba continuo a legare il nome di alba con l’inizio della giornata che, come l’infanzia, segna il cominciare di qualcosa, l’idea di avere ancora tutto davanti”.

L'imponente altezza dell'opera ha influito sulla scelta del suo profilo etereo?

“L’altezza deriva da una media ponderata dei cornicioni dei palazzi circostanti. La figura eterea deriva sicuramente dalla volontà di creare qualcosa di monumentale, ma integrato con il paesaggio circostante che diventa parte dell’opera completandolo al suo interno. L'opera e il suo contesto, in questo caso, sono un tutt’uno. Alba è nata per stare li. Quindi lo spazio ha influenzato lei e lei influenza lo spazio in un gioco di pieni e vuoti, di materia e ombra”.

Considerato il primato in altezza e l'utilizzo dell'acciaio inox, qual è stato l'aspetto ingegneristico e tecnologico più critico per rispettare a pieno il suo progetto artistico e stilistico?

“Sicuramente nonostante l’apparente semplicità, l’opera nasconde una enorme complessità strutturale e statica. Il braccio e la testa, ad esempio, sono totalmente a sbalzo, sostenute solo dalla congiunzione tra ginocchio e gomito, zona altamente stimolata. Grazie al preziosissimo aiuto degli ingegneri Beppe Gobino e Massimo Morando siamo riusciti a rendere Alba strutturalmente possibile senza modificare il mio segno”.

Perché la scelta dell'acciaio inox per la sua realizzazione?

“L’inox è un materiale resistente, ma al contempo molto difficile da lavorare e per questo motivo ringrazio infinitamente la ditta Marzero di Corneliano d’Alba per il suo magistrale contributo. Fin dall’inizio non ho avuto dubbi che l’acciaio inox fosse l’unico materiale possibile, perché permette durevolezza, ma anche staticità e resistenza ad ogni tipo di intemperia o scosse sismiche”.

Come ha concepito l'idea della fontana come base dell'opera?

“Volevo rendere omaggio a quella che era la piazza tanto amata dagli albesi e realizzare una fontana rotonda mi sembrava il richiamo più esplicito. A questa intenzione si unisce l’idea di utilizzare uno specchio nero in grado di creare un riflesso della scultura e farla sembrare ancora più leggera. Ringrazio moltissimo l’amministrazione comunale e i suoi uffici che oltre ad avermi supportato in ogni fase della lavorazione hanno avuto piena fiducia in me”.

Qual è stato il movente poetico per inserire la figura di una bambina in una grande piazza ottocentesca?

“A quella piazza è sempre mancata la quarta parete, quella rivolta verso le Langhe. La mia opera ricostruisce in modo virtuale quel piano verticale che circoscrive la piazza”.

Con quali parole spiegherebbe l'opera Alba ad una bambina?

“La racconterei esattamente come la racconto agli adulti, i bambini non hanno bisogno di filtri per comprendere un’opera”.

Qual è l'apprezzamento che ha più gradito sulla sua opera?

“Ce ne sono stati tantissimi e tutti graditi, sicuramente mi ha colpito molto la lettura della signora Maria Franca Ferrero che ha definito l’opera “monumentale, ma leggera come un soffio”. La cosa che mi commuove di più è la gente che mi ringrazia per aver fatto rivivere la piazza e questa cosa mi sembra sempre incredibile: sono io che sento di ringraziare le persone per aver accettato una mia opera così importante nel loro quotidiano”.

Qual è la migliore luce del giorno per osservare la sua bimba?

“A mio avviso, in questo periodo avviene verso le 2 del pomeriggio quando il sole proietta l’ombra di Alba sul selciato. In quel momento ci sono tre diverse Albe: quella vera, quella riflessa nell’acqua e quella virtuale dell’ombra”.

Valerio Berruti, nato ad Alba, in provincia di Cuneo, nel 1977, è tra gli artisti italiani più conosciuti e riconosciuti per la sua poetica raffigurazione dell'infanzia, letta come i primi incerti passi verso un mondo sconosciuto e misterioso, tutto da esplorare.

Artribune, il freepress più letto dell'universo contemporaneo, artistico e culturale italiano, ha eletto Valerio Berruti il miglior artista italiano dell'arte contemporanea del 2022.

La motivazione risiede negli importanti progetti di Liberi tutti, scultura che a giugno è entrata a far parte di Arteparco, nel parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, e della monumentale bimbaposta sulla fontana della piazza centrale della città di Alba dedicata a Michele Ferrero.

Fiorella Avalle Nemolis

(Foto Tino Gerbaldo)