GUIDO CHIESA - L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Icardi, già sindaco di Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, è sotto pressione per come ha affrontato l’emergenza Covid-19 nei passati due mesi.

 

A ben vedere, è tuttavia probabile che ai cittadini non interessi ora emettere una sentenza di “assoluzione” o di “colpevolezza”. Non è questo il momento. Che verrà al momento delle prossime elezioni regionali.

 

Ciò che interessa ai cittadini, oggi, è sapere se il sistema della Sanità regionale è stato messo nelle condizioni di affrontare la fase 2. A questa domanda l’assessore è tenuto a rispondere oggi. Possibilmente, senza ripetere la tiritera che la giunta ha fatto tutto perfettamente, che le disfunzioni sono frutto della passata gestione e che hanno un piano per rispondere a tutte le esigenze del Sistema Sanitario regionale che presto sarà dotato di tutto il necessario.

 

E’ evidente che compito della politica è rassicurare i cittadini affinché non cadano in depressione, ma la comunicazione edulcorata non genera fiducia: i cittadini preferiscono sapere anche una triste verità piuttosto che avere la sensazione che venga propinata loro una rassicurante narrazione, quasi fossero dei bambini ansiosi.

 

Nessuno ha interesse a mettere in stato d’accusa l’assessore Icardi, ma, per favore, la smetta di ripetere che è stato fatto tutto quello che era possibile fare. I cittadini danno per scontato che in questa situazione tutti abbiano fatto tutto il loro possibile. Ingenera grande insicurezza e trasmette un grave senso di impotenza il sapere che nonostante tutto quello sforzo, il Piemonte è, in Italia, la regione più a rischio di gravi conseguenze in caso di ripresa dell’epidemia, come evidenziato dallo studio dell’Imperial College of London.

 

Inutile ripetere che la situazione è di una gravità inusitata e che il sistema non era preparato allo tsunami del Covid-19. Anche questo è un dato di fatto di cui ormai tutti sono consapevoli.

 

Il fatto cui i cittadini vorrebbero una risposta, senza alcun intento polemico, è come mai il Piemonte sia diventato con il progredire dell’epidemia uno dei punti di maggior preoccupazione per la diffusione del virus. Non è infatti una risposta convincente il dire che l’infezione in Piemonte è peggiorata perché è partita con una-due settimane di ritardo. Anzi, ingenera una grande ansietà il sapere che il sistema non è stato in grado di approfittare del ritardo per prepararsi all’emergenza. Quali sono state le difficoltà incontrate che hanno fatto sprecare quel tempo prezioso?

 

E’ ormai evidente a tutti che punti di diffusione del virus sono diventati gli ospedali e le case di riposo. La Regione ha ora ben chiara la loro situazione? Ha svolto una indagine conoscitiva per conoscere se vi sono ancora punti di criticità del sistema? Se sì, lo dica chiaramente perché ai cittadini farebbe molto piacere sapere che le strutture regionali non navigano a vista, ma sanno esattamente dove e come intervenire.

 

Dopo due mesi si parla di percorsi separati all’interno degli ospedali. Una misura di assoluto buon senso. Ma ci voleva proprio una indicazione dal governo per adottarla? L’assessore riferisca a che punto siamo nella sua implementazione. Per favore.

 

L’assessore Icardi ci dica che finalmente tutti i sanitari sono stati dotati di Dispositivi di protezione Individuale. Non ci dica più che la Regione Piemonte sarà la prima a distribuire una mascherina a tutti i cittadini. Francamente i cittadini preferirebbero sapere che sono in sicurezza coloro ai quali saranno costretti ad affidare la loro vita in caso di necessità.

 

L’assessore Icardi continua a ripetere che il sistema è in grado di fare 7300 tamponi al giorno, mentre la media dei tamponi negli ultimi 13 giorni è stata di 5391 tamponi/giorno (- 26,15%) ed è molto meno dei 10.000 tamponi promessi (-46,09%). La discrepanza tra il dire e il fare non genera tranquillità. L’assessore invece di enunciare numeri “da sogno”, dica chiaramente quali sono le difficoltà ad attuare il progetto proposto e i criteri che la Regione intende adottare nel loro utilizzo.

 

Per fare vivere meglio i cittadini, l’assessore ci dica che, in caso di scoppio di un focolaio in una delle 700 case di riposo della regione, si ha ora un Piano di Emergenza Sanitaria per isolare la struttura, come non è stato possibile fare nei due mesi passati.

 

E magari ci spieghi perché ci sono voluti due mesi per allineare i dati della Regione con quelli della Protezione Civile nazionale e per capire che elaborare due differenti serie di numeri nel corso della stessa giornata, oltre a ingenerare confusione negli organi di informazione, era una inutile perdita di tempo.

 

Si potrebbe continuare ancora un po’, ma, in conclusione, più che ottenere le dimissioni dell’assessore i cittadini preferirebbero di gran lunga che rispondesse alle domande che nascono in continuazione dalla lettura dei giornali e dalle sue dichiarazioni.

 

Sarebbero più tranquilli perché si sentirebbero trattati da persone serie e responsabili. E magari anche più disposti ad ascoltare e a collaborare attivamente al miglioramento della situazione.

 

Guido Chiesa

 

(Immagine tratta dal sito della Regione Piemonte)