ALICE MARINI - Non è la prima volta che la Cavallerizza Reale di Torino brucia. Era già successo nel 2014, sempre nelle "Pagliere", e poi nel 2016, nella Manica detta "del Mosca". L'incendio scoppiato all'alba di lunedì 21 ottobre fa pensare a qualcosa di irreale. Proprio come "irreale" è definito il progetto che da tre anni riempie gli spazi del complesso architettonico seicentesco che sorge nel cuore della città, tra i Giardini Reali, il Teatro Regio e via Verdi, dichiarato patrimonio dell'Unesco nel 1997.

Il rogo, le cui cause sono ancora al vaglio degli inquirenti ma che dai sopralluoghi di vigili del fuoco e polizia sembrerebbe avere matrice dolosa, ha coinvolto il tetto, interessando le ex stalle della Cavallerizza dove ci sono i magazzini e dove viene raccolto materiale di risulta. Non sarebbe andato fortunatamente a toccare le stanze dove gli artisti hanno la loro "residenza" e tengono custoditi i propri strumenti, la propria attrezzatura. Tra questi (una trentina) anche artigiani e musicisti di Cuneo che alla Cavallerizza hanno trovato un luogo di espressione, aperto a nuove forme di socialità e urbanizzazione. La struttura nel tempo ha infatti ospitato eventi di carattere artistico, tra cui mostre con oltre 200 artisti da tutta Europa, spettacoli teatrali, corsi e festival musicali. 

Un nuovo danno arriva a pochi giorni dalla presentazione del piano di valorizzazione del Comune per la Cavallerizza Reale, e quando "proprio l'Unesco aveva sollecitato gli organi competenti a mettere in sicurezza il bene" scrive l'associazione Salviamo Cavallerizza in una nota stampa. Sempre nello stesso comunicato, si chiede di "non abbandonare l’idea di un progetto condiviso di riqualificazione fondato sui principi dell’uso civico collettivo urbano e sulla partecipazione della cittadinanza". 

Alice Marini