"È iniziato il periodo delle partenze in provincia di Cuneo. Nelle ultime settimane molti braccianti arrivano al nostro Infopoint dicendo che lasceranno Saluzzo nel giro di pochi giorni. Spesso chi parte ha le idee chiare su dove andrà, ben poche su cosa farà una volta arrivato a destinazione, se troverà o meno un lavoro. Alcuni ci raccontano che andranno a Roma, ospiti di amici, altri raggiungeranno dei parenti nel nord Italia, alcuni arriveranno fino in Calabria e in Puglia, a Rosarno, San Severo, Foggia...Anche quest’anno abbiamo offerto loro la possibilità di lasciare la bicicletta in deposito, dove sarà custodita gratuitamente per un anno.

I volti di questi lavoratori sono spesso segnati dalla fatica del lavoro di questa stagione, alcuni sono così abituati ad una condizione di "nomadismo", in giro per l’Italia in cerca di lavoro. Nella maggior parte dei casi ci hanno dimostrato gratitudine e sollievo per un servizio che permette loro di lasciare Saluzzo, trovando il prossimo anno la loro bicicletta a disposizione quando toneranno per una nuova stagione. Lo si capisce dai larghi sorrisi con cui ci salutano quando escono dal nostro Infopoint.

Al lavoratore che usufruisce di questo servizio viene consegnata una scheda personale con il numero della bicicletta e le credenziali con nome e cognome per poterla ritirare l’anno successivo. Quest’anno la nostra ciclofficina ha chiuso a metà ottobre, consegnando durante la stagione 42 biciclette dietro il versamento di una cauzione simbolica di 15 euro. La prima è stata consegnata il 19 giugno, l’ultima il 25 settembre. Chi ha bisogno di una bicicletta passa dal nostro Infopoint, in corso Piemonte, viene ricontattato telefonicamente e in base ad alcune caratteristiche si stabilisce un ordine di priorità, ad esempio per chi ha già un contratto oppure per chi ha la certezza di iniziare a lavorare entro breve.

La ciclofficina quest’anno ha garantito il suo servizio per ben 4 mesi, senza interruzioni. Per quanto riguarda il deposito del 2018, sono state riconsegnate 66 bici su un totale di 117. Al momento, al deposito 2019-20 sono già arrivate 57 biciclette. Moltissimi volontari hanno contribuito alle riparazioni: durante le "vacanze solidali" e una ventina del Saluzzese. A loro va il nostro ringraziamento, soprattutto a quanti hanno gestito lo spazio della ciclofficina e formato altri volontari per aiutarli nelle riparazioni.

Per la maggior parte delle persone la bicicletta rappresenta un mezzo di trasporto, spesso riservato a brevi spostamenti settimanali o custodita con cura in un garage per riprenderla nel fine settimana a riempire il proprio tempo libero. Nonostante questa funzione stia subendo una leggera trasformazione, con un numero crescente di persone che la utilizza per lavoro, nell’immaginario rimane ancora un mezzo per brevi spostamenti in città o per fare sport su lunghe distanze.

Nelle campagne saluzzesi, invece, questo paradigma viene completamente sovvertito. Anche quest’anno, già da fine maggio, infatti, lungo le strade, abbiamo visto moltissimi giovani africani pedalare al mattino presto, macinando chilometri per spostarsi da un’azienda all’altra in cerca di ingaggio come stagionali o per raggiungere i campi dove lavoravano. Un flusso che poi si ripeteva identico alla sera, per tornare là dove avevano lasciato le loro cose (dentro uno zaino, una valigia o una busta di plastica) per cenare e dormire, anche se all’aperto.

La bicicletta, agli occhi di questi lavoratori, diventa una condizione indispensabile per cercare e sperare di ottenere un lavoro nelle campagne punteggiate di frutteti nel distretto saluzzese. Avere accesso a questo mezzo di trasporto e di lavoro riveste per loro un’enorme importanza, soprattutto perché non possono permettersi di acquistarla.

Le reazioni degli stagionali a cui consegniamo le biciclette in prestito sono spesso cariche di emozione, proprio perché per loro è essenziale sia per cercare lavoro sia per arrivarci. Le reazioni più composte sono quelle di chi un contratto lo ha già in tasca e grazie a quello può permettersi di pagare la cauzione. Spesso, al momento della consegna, porgono grandissima attenzione per accertarsi del perfetto funzionamento dei freni, dei copertoni e del cambio: ogni dettaglio è cruciale per pedalare in modo comodo e sicuro.

Quando abbiamo incontrato T., ad esempio, ha provato tre o quattro bici diverse prima di scegliere la compagna di viaggio che lo ha affiancato per mesi. La sua fronte era aggrottata, concentrata sui particolari di ognuna, per saggiare i pro e i contro. Alla fine, ha scelto una bici da corsa celeste, in ottime condizioni, sicuramente più leggera di una mountain bike, ma probabilmente più soggetta a forature lungo le strade accidentate delle campagne saluzzesi. In ogni caso, dal suo volto traspariva molta determinazione. J., invece, ha avuto la sfortuna di ritirare la sua bici dal deposito durante un forte temporale con molta grandine. I fiotti di acqua che lo colpivano, però, non lo hanno scoraggiato e mentre si allontanava con la bici in mano sembrava felice e grato.

Ci sono stati poi lavoratori come M., un utente abituale che durante la stagione ha utilizzato spesso i nostri servizi come le docce e la boutique. Lo abbiamo visto arrivare a metà pomeriggio, pensieroso, segno che non aveva ancora trovato un lavoro. Quando è arrivato il suo turno, ci aveva colpito la sua pacatezza nel ritirare la bici: voleva solo verificare se le camere d’aria fossero sufficientemente gonfie, salire sul sellino, salutare, ringraziare e andarsene.

Altri utenti, come M., hanno insistito per giorni nel chiedere una bici dal deposito. Con modi bruschi e un tono di voce che mescolava rabbia e confusione, M. era arrivato senza seguire l’iter per segnalare la sua richiesta al nostro Infopoint. Insisteva dicendo che aveva un bisogno assoluto e disperato della bici. I nostri operatori con pazienza hanno provato a spiegargli che i tempi di attesa erano di una settimana per tutti, a partire dalla segnalazione della richiesta.

La maggior parte degli stagionali durante questa stagione è arrivato al nostro Infopoint chiedendo dove potevano trovare delle bici o dicendo di aver saputo da altri che la Caritas distribuiva delle bici. Il tono delle loro voci era spesso carico di urgenza e preoccupazione, a tratti rabbia quando spiegavamo loro che le bici erano sempre poche rispetto al numero di richieste. La maggior parte delle richieste ha incontrato un no: si trattava, infatti, di persone ancora in cerca di un lavoro mentre il nostro sistema di bike sharing si regola dando priorità a chi già un lavoro ce l’ha, per scoraggiare forme illecite di ingaggio e intermediazione.

Nella maggior parte dei casi, di fronte ad un no, i braccianti ci chiedevano: “Come faccio a trovare un lavoro, se per trovarlo devo spostarmi per i campi? Ci metto troppo tempo a piedi”. Molti, infatti, non avevano abbastanza denaro per comprare una bici ed erano costretti a camminare per chilometri tra i campi, offrendo la loro disponibilità ai potenziali datori di lavoro. Un sistema di ingaggio del lavoratore che continua ad esistere ancora oggi, nel 2019. Per loro la differenza tra lavorare o meno, tra il guadagnare o meno qualcosa per mantenere famiglie lontane, anche questa stagione era appesa alla catena cigolante di una bicicletta".

(Testo e foto tratti dal sito di Saluzzo Migrante)