CUNEO CRONACA - Architetture "responsabili" e la fotografia come strumento per raccontarle sono i temi al centro di due webinar (ore 9 e ore 14) che si terranno il 27 novembre, segnando la conclusione operativa di Habit.A. Il progetto, avviato 5 anni fa, vince infatti la sua scommessa: definire un nuovo concetto di "responsabilità" verso il patrimonio costruito e da costruire, dando un senso più ampio all’idea di sostenibilità di un intervento edilizio. Obiettivo raggiunto che agisce anche sul Protocollo Itaca, strumento di valutazione del livello di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, di controllo e indirizzo per la pubblica amministrazione: due nuove schede di indirizzo per edificare immobili verranno presentate il 2 dicembre nella conferenza finale del progetto. Del valore complessivo di 660.000 euro, fra fondi europei e co-finanziamenti nazionali, Habit.A si inserisce all’interno del programma di cooperazione transfrontaliera Interreg V/A Francia Italia Alcotra 2014/2020. Capofila è l’Ordine degli Architetti P.P e C. della Provincia di Cuneo.

Cosa cambia? Con Habit.A le architetture diventano "responsabili" perché in grado di resistere alle sollecitazioni continue imposte dal cambiamento climatico o di promuovere il rilancio di attività economiche o di rappresentare il fulcro della rinascita di una comunità. Non è più sufficiente, quindi, essere belle da vedere, integrate con l’ambiente, in linea con lo stile e i materiali della tradizione locale, edificate secondo gli standard per il risparmio energetici. «Grazie a questo progetto, nuovi indicatori, legati alla compatibilità con il contesto ambientale, architettonico e culturale e alla capacità di interagire con il territorio, si aggiungono ai modelli di valutazione del costruito esistenti – spiega l’architetto Claudio Bonicco, presidente dell’Ordine degli Architetti PP e C della Provincia di Cuneo –. È un passaggio importante che amplia in concetto di sostenibilità e cambia i parametri di un protocollo, Itaca, riferimento regionale e nazionale anche per l’assegnazione di risorse finanziarie».

Il "laboratorio" di Habit.A è stato il territorio montano, pedemontano e rurale delle Alpi, a cavallo tra Italia e Francia, fra cuneese e Dipartimenti delle Hautes Alpes e delle Alpes de Haute Provence. Qui, per la definizione dei nuovi parametri è stata fatta una mappatura di 80 architetture, fra cui ne sono state selezionate 10, ritenute esemplari in quanto già in possesso di alcune caratteristiche che, secondo le 2 nuove schede aggiunte al protocollo Itaca, rendono un edificio responsabile. Le 10 architetture sono quindi diventate “testimonial” del cambiamento di paradigma per le costruzioni e ristrutturazioni, modelli verso cui tendere e sono state l’oggetto di osservazione da parte dei documentaristi di Urban Reports, che hanno "fotografato" le case history. Nel reportage di Urban Reports sono emersi i valori alla base di ogni progetto, a partire da quelli dei protagonisti di ogni comunità.

Di queste caratteristiche, delle nuove responsabilità dell’architettura, degli attori sul campo e del loro ruolo in relazione ai cambiamenti climatici, con riflessioni sulla perdita di biodiversità e fenomeni come la recente alluvione sulle Alpi Marittime, si discuterà il 27 novembre, dalle 9 alle 13, al webinar dal titolo “Architetture sostenibili o responsabili? Qualità del costruito per territori resilienti”.

Nel pomeriggio (ore 14-18) seguirà il webinar “La fotografia come strumento narrativo per un confronto interdisciplinare e multiattoriale con i territori”, per fare il punto sulle 10 architetture selezionate, protagoniste di un racconto che utilizza la fotografia come strumento per ascoltare le voci del territorio, realizzato da Urban Reports, collettivo di documentaristi e ricercatori indipendenti.

Come nascono queste architetture? In quale contesto si inseriscono? Chi le vive? Quali aspetti, oltre ai parametri tecnici e i fattori di efficienza, possono concorrere a definirne la sostenibilità in termini di responsabilità? Il racconto fotografico cerca di rispondere a queste domande prendendo in esame la trasformazione fisica e geografica dello spazio, la dimensione culturale dei luoghi, lo spazio di vita della comunità.

Il progetto si concluderà con la conferenza finale della Regione Piemonte il 2 dicembre. Sarà completato il racconto del nuovo approccio di “responsabilità” verso il patrimonio costruito e da costruire e presentate le schede inserite nel protocollo Itaca.

“Architetture sostenibili o responsabili? Qualità del costruito per territori resilienti”

27 novembre, 9-13 - Evento gratuito previa iscrizione al link – Id 1463 QUI

“La fotografia come strumento narrativo per un confronto interdisciplinare e multiattoriale con i territori”

27 novembre, 14-18 - Evento gratuito previa iscrizione al link – Id 1464 QUI

Ciascun webinar è valido per 4 crediti formativi per gli architetti.

Quali sono gli elementi oggi indispensabili perché una costruzione in territorio montano possa definirsi sostenibile?

Le caratteristiche individuate da Habit.A spaziano dall’uso di materiali e tecnologie connesse alla rivitalizzazione della filiera del bosco, al ripensamento di funzioni per agevolare le arti e i mestieri del passato, che rappresentano altrettante chiavi di successo di un manufatto.

Soprattutto alla luce della rinnovata attenzione per il ripopolamento dei borghi rurali e a poche settimane dall’ultimo evento calamitoso che, ancora una volta, ha evidenziato la fragilità del territorio rurale italiano.

Il racconto fotografico: le 10 architetture testimonial

Il racconto fotografico è un tentativo per aggiungere alla ricerca di Habit.a un ulteriore livello di consapevolezza della sostenibilità di un intervento d’architettura. La sostenibilità non solo intesa come parametro tecnico, ma come insieme di valori espressi dal territorio e da chi lo abita. Attraverso uno sguardo d'insieme capace di percorrere trasversalmente questi territori, questa narrazione, li mette a confronto, sottolineandone le specificità e la comunanza di sfide e la complessità degli aspetti che concorrono a definirne la sostenibilità.

Non solo architetture, ma storie di vita, comunità in cui coesistono memoria storica, testimonianza delle persone che sono nate in queste valli, sono emigrate nella grande città e appena hanno potuto, sono tornate a presidiare i loro territori, con un nuovo agio e nuove energie, per ritrovare la vita anarchica di cui avevano memoria; ci sono coloro che sono sempre rimasti, perché non avevano scelta o perché hanno deciso di portare avanti l’azienda famigliare, innovandola, ma ci sono anche i montanari di ritorno e i nuovi montanari, coloro che tornano a casa, o si trasferiscono, e cercano nella montagna la possibilità di sviluppare un nuovo progetto di vita.

Ripensare la montagna come luogo dell’abitare attraverso 10 aspetti

1/ (La maison de village - Forcalquier) Il ruolo dell’architettura che partecipa alla costruzione del bene comune.

Forcalquier diventa il caso emblematico per sviluppare questo tema che però è estendibile a tutti gli interventi architettonici esplorati. Si tratta di “un’architettura che è dentro la materialità dei luoghi e dentro al farsi delle cose”. Un’architettura che nasce dai materiali e dalla sapienza artigianale locale, ma soprattutto prende forma all’interno di un processo di rigenerazione di un luogo, riassegnandogli un senso e alimentando così un legame intrinseco con la storia e la specificità del luogo. Voce del territorio: "Bisogna riflettere al proprio tempo, osservare, comprendere i processi che hanno trasformato i luoghi" (Patrick Verbauwen, architetto e autore dell’opera)


2/ (La maison du bois - Méolans-Revel) Il bosco: risorsa da valorizzare, bene comune e opportunità per nuove economie a filiera corta.

Il patrimonio forestale, particolarmente ricco ed esteso nel comune di Méolans-Revel, come in molte delle valli che abbiamo percorso, è un bosco di invasione, impoverito e fragile, che sta cancellando le tracce dei terrazzamenti e sta annullando lo spazio agricolo. Il tema, dunque, è trasversale e impone una riflessione sulle politiche di gestione e manutenzione di questo patrimonio, che è una risorsa ambientale, turistica, produttiva e culturale dei territori alpini.

Voce del territorio: "bisogna che le comunità prendano in mano le cose, e che si faccia una riflessione collettiva sulla dimensione produttiva di questo territorio. la foresta sta evolvendo, va mantenuta e curata, ma soprattutto bisogna comprenderne i fattori di cambiamento" (Daniel Million-Rousseau, sindaco di Méolans-Revel)

“Ci vuole una politica che tuteli il territorio! Le nostre foreste sono un bene comune e se opportunamente mantenute e curate, una risorsa” (Giacomo Lombardo, ex sindaco di Ostana)

3/ (Les Allouviers -Romette) I territori alpini come Laboratori di sostenibilità abitativa.

La montagna accoglie oggi nuove forme di abitare. Come a Romette, anche gli altri territori raccontano che la montagna diventa sempre di più uno spazio per sperimentare e dare vita a nuovi progetti di vita basati sui principi di solidarietà, prossimità e di basso impatto ambientale. Si ascoltano le proposte, si condividono gli intenti, si agisce insieme e si cercano gli strumenti e le risorse per realizzarli.

Voce del territorio: “che spazi vogliamo condividere, come possiamo ridurre l’impatto ambientale, i costi di costruzione e di mantenimento della struttura, come intendiamo il vivere insieme? (gli abitanti di "les Allouviers).

4/ (La casa nel fienile - Prinardo) L'immaginario della montagna tra passato e presente. 

Il confronto con l’immaginario di un luogo è il filo conduttore che percorre tutti e dieci i territori esplorati. Sono territori in “transizione”, accomunati da un passato recente, che si riferisce alle decadi a cavallo del nuovo millennio, con fenomeni di abbandono diffuso, disillusione e sofferenza. Risultano leggibili ancora le tracce più o meno evidenti della decadenza del patrimonio costruito e del paesaggio rurale, dell’impoverimento della dimensione economico-produttiva associati alla fragilità del tessuto sociale. Territori che vacillano tra la memoria di un passato, non troppo lontano, di fuga e migrazioni e abbandono e un presente di rapido cambiamento che richiede una narrazione aggiornata dei luoghi che sono diventati oggi. Voce del territorio: "L’immaginario della montagna è un ‘immaginario difforme dalla realtà. È vero che il contesto ambientale è sempre lo stesso, però la montagna che cresce e va avanti, che si ripopola e crea opportunità, è quella innovativa, che rompe gli schemi. Per questo credo, l'immaginario della montagna’ viene disatteso. E da qui nasce il conflitto tra rappresentazione e realtà.” (Silvia Rovere, sindaca di Ostana)

5/ (Borgata Paraloup - Rittana) Il ruolo politico dei territori, nuovi centri di produzione culturale.

Come Paraloup, in altri casi esplorati il progetto di riqualificazione fisica diventa occasione di riconquista e riappropriazione di un luogo, riassegnando un’identità concreta e riconoscibile a questi territori. Ma soprattutto sono realtà in cui si sta realizzando un cambiamento culturale assunto e fatto proprio da chi ha deciso di abitare, vivere e frequentare questi luoghi, attraverso l’impegno quotidiano che si costruisce giorno per giorno grazie a nuovi pionieri dei territori alpini che fanno di questa scelta un modello di vita. Nasce ‘una nuova identità del fare”, dell’agire insieme per costruire il futuro della comunità.

Voce del territorio: “Il mio obiettivo è una risposta a lungo termine. il coinvolgimento della comunità su una dimensione culturale. Lo faccio oggi per quelli che verranno”.  (Giacomo Doglio, sindaco di Rittana)

6/ (Borgata Valliera – Castelmagno) Nuove sinergie pubblico/privato per ripensare i territori alpini.

I processi di ritorno alla montagna che abbiamo esplorato in questi territori richiedono un accompagnamento e una nuova sinergia tra attori privati e pubblici volta a garantire uno sviluppo sistemico e integrato. Gli amministratori che abbiamo incontrato ascoltano il territorio e accolgono proposte e aprono le porte del territorio a idee e innovazione; e se da un lato l’attore pubblico cura le reti sociali, cerca soluzioni e strategie nel tentativo di riassegnare a questi territori un ruolo culturale e produttivo nuovo, dall’altra emerge un soggetto privato che avanza proposte e investe in progetti di vita. Voce del territorio: “L’accompagnamento e la sinergia su questo tipo di processi è necessaria per garantire uno sviluppo sistemico e integrato. Non deve essere un intervento pubblico di tipo assistenzialista, ma mirato a mettere a punto dei meccanismi di governance e di ingegneria di capitali misti pubblico/privati in grado di sostenere la realizzazione di queste esperienze di ritorno alla montagna.” (Claudio Conterno, uno dei soci fondatori del progetto di recupero.

7/ (la stalla di Borgata Roccia, Sampeyre) La dimensione produttiva nei territori delle Alpi.

Ri-abitare i territori alpini impone un ripensamento della loro dimensione produttiva. I nuovi montanari che tornano ad abitare le Alpi sono giovani e meno giovani, portano un’idea di sviluppo della montagna fondata su una nuova abitabilità del territorio: valorizzazione del patrimonio agricolo, riattivazione delle attività produttive e quindi costruzione di nuove forme di economie di rete attraverso la riscoperta delle risorse e dei saperi del territorio per reimpiegarli e riadattarli al tempo presente. Voce del territorio: “È un lavoro faticoso. Gli animali sono sempre al pascolo all’esterno durante tutto il periodo estivo. La mandria si disperde. E questa è una montagna molto scomoda. È faticoso, ma mi sento più libero” (Flavio, allevatore)

8/ (Lou Pourtoun, un centro culturale - Ostana) Nuove comunità progettanti per nuovi modelli di vita alpina. 

Un progetto di ricostruzione di una nuova comunità perduta attraverso la ricucitura paziente di legami sociali e culturali col territorio. Si punta sull’innovazione sociale e si aprono le porte a nuovi abitanti, che sono nuovi saperi, nuove competenze, nuove energie che possono sostenere la rinascita del territorio. Un laboratorio di cittadinanza in cui si sperimentano nuove strategie di abitare collaborativo dove l’incontro di gruppi diversi diventa occasione per imparare a vivere insieme per formulare risposte collettive a servizio della comunità tutta. Voce del territorio: “il paese è diventato più forte quando ha aperto le porte al mondo e ha deciso di accogliere e dare spazio alla nascita di una nuova comunità” (Giacomo Lombardo, ex sindaco)

9/ (L’Acino – Alba). Valorizzazione del paesaggio culturale.

Il paesaggio culturale si riferisce ai valori espressi dal territorio e dalla comunità che lo abita. La valorizzazione dei paesaggi rurali e alpini passa attraverso lo sviluppo culturale che serve a esprimere e condividere questi valori anche attraverso sguardi differenti, per rinnovare e rinsaldarne la consapevolezza. L’arte e l’architettura diventano allora strumento e veicolo per costruire un’immagine del territorio.  Voce del territorio: “Questo era un territorio che non aveva nulla. Non avendo una sua storicità alle spalle, abbiamo potuto sviluppare nuove forme per comunicare il territorio e enfatizzare il rapporto intrinseco che questa produzione ha con la terra, anima del vino” (Roberta Ceretto)

10/ (Una finestra sulle Langhe – Cigliè) Contaminazioni e sperimentazione.

In questo caso si tratta di un piccolo intervento capace di innescare un processo di arricchimento culturale e di sperimentazione che coinvolge gli attori locali e la comunità attraverso contaminazioni materiali e immateriali. Come nella maggior parte dei casi esplorati è un forestiero, qualcuno che arriva da fuori, portatore di un’altra cultura, (in questo caso anche una nuova lingua), ma soprattutto un nuovo sguardo sul paesaggio quotidiano; qualcuno che decide di trasferirsi in questi territori rurali e alpini e contribuisce a scardinare i modelli esistenti, sollecitando un cambio di passo.

Voce del territorio: “una contaminazione che ha riguardato non solo le competenze, ma anche uno sguardo nuovo, frutto di una diversa percezione del luogo da parte dei protagonisti” (progettisti dello Studio ATA)