GUSTAVO GUSTANDO - Sul diario della clausura, prudenziale, del tempo del Covid-19, Gustavo Gustando annota il capriccio del tempo che sorprende tutti con una nevicata, attesa per tutto l'inverno e giunta ora, a primavera iniziata. Fiocchi dapprima piccoli, leggeri, evanescenti, timidi, poi via via più grandi e fitti, dei veri "pataras 'd Mars".

Non avendo da correre, da fare, una nevicata è qualcosa di magico, ora che, giocoforza, è possibile indugiare alla finestra a guardarla, osservando l'ipnotico turbinio di fiocchi che si posano lentamente a terra ed imbiancano il paesaggio. Gustavo avverte una grande quiete interiore nell'osservare tutto ciò e quando vede riflessa nel vetro della finestra, la figura di suo figlio Cec, altrettanto assorto, alle sue spalle, si rallegra leggendo in lui una sensibilità pari alla sua per le cose che la natura ci offre.

- Durerà poco ... ma è struggente … - dice, senza distogliere lo sguardo dal panorama, -Già – commenta, sintetico come al solito Cec, poi soggiunge – Passerà … intendo dire, questa emergenza, … anche la neve, pánta rêi, tutto cambia … ma, come saremo dopo? - A questa domanda Gustavo resta pensoso a guardare la neve, poi sbotta -Saremo noi, Cec, i veri noi! Questa brutta cosa ci permetterà di conoscerci meglio, di più, scopriremo affinità che non avremmo conosciuto, torneremo ad apprezzare cose, sentimenti che l'egoismo e la frenesia ci avevano fatto accantonare … -. Cec a questo punto esprime la sua speranza – Speriamo che questo tuo pensiero valga per tutti, a tutti i livelli, crediamoci! - e scuotendo lo sguardo dalla neve e dalla visione di un mondo migliore, più lieve, torna a temi più immediati e con uno scintillio d'occhi domanda – per pranzo polenta? -

A sua volta rianimato, al parlar di cibo, Gustavo fa subito un ragionamento sull'opportunità di cucinare il solare piatto, simbolo delle tavole delle nostre valli e con un po' di dispiacere decide di posticipare la polentata, sarebbe il tempo giusto, ma in frigo c'è ancora una bella quantità di brodo del bollito da usare. Non avendo particolare predilizione per la minestrina e non disponendo di cappelletti, pensa a cosa fare, quando dal soggiorno sente gli echi di una delle solite scaramucce tra Cec e Cia, che come cane e gatto si punzecchiano a suon di battute.

Al consueto salire dei toni, Gustavo li apostrofa, per porre fine alla diatriba – Ragazzi! Calma .. piantela lì 'd fè i panada (stupidini, dialettale) – e … Eureka! Trovato! Ecco cosa fare con il brodo, la Panada! Che splendida idea, un piatto del riuso, gustoso e corroborante, ideale per riunirsi ed indugiare intorno alla tavola. Il brodo c'è, non è quello di gallina, ma anche quello del bollito non è male, le uova, il burro, il formaggio da grattugia, l'aglio, il pane raffermo, non molto ma ci sono dei grissini, bene, si può fare. Basterà far bollire 2 litri di brodo, aggiungendo 2 spicchi di buon aglio di Caraglio – Aj 'd Caraj, 300 gr. di pane raffermo tagliato a pezzi, 300 gr. di grissini. Mentre questi si ammollano occorrerà sbattere in un piatto 4 uova, con 100 gr. di formaggio grattugiato, sale e pepe, quindi si aggiugerà al pane nel brodo, mescolando bene e dopo una decina di minuti sul fuoco, mescolando si potrà servire, ben caldo.

Il pranzo è risolto, nell'ennesimo giorno di "confino", con una ricetta semplice tipica della nostra terra, un piatto definito povero, ma ricco di gusto, di antiche sensazioni, un piatto antispreco che in questi momenti appare come un ponte ideale con il nostro passato, ci riporta con i piedi per terra, a confermare come dal poco disponibile si possano trarre grandi soddisfazioni, condividendo, accontentandosi e godendo insieme di ciò che si ha.

Con questi pensieri nella mente Gustavo osserva compiaciuto i suoi famigliari, Ghitin, dolcissima ed i suoi figlioli che, inconsapevolmente hanno ispirato questo ritorno alla cucina delle aie piemontesi, cancellando in un sol colpo sushi, hamburger, fusion, tex-mex e tutto il resto, per un pranzo d'antan. All'improvviso sente sul viso una sensazione “a pelle”, un cambio di luce, dalla finestra entra un raggio di sole, la strana nevicata è finita, la luce entra gioiosa nella sala da pranzo ed intorno alla tavola nessuno riesce a trattenere un sorriso.