ELIANA BRIZIO - Egregio Signor Presidente Giuseppe Conte, Le scrivo per diverse ragioni, e senza girare intorno alle questioni. Sono stata paziente, in ascolto per tutto questo tempo e non ho mai fatto nulla che potesse "dare messaggi esterni" che andassero contro la necessità di ascoltare le indicazioni e i comportamenti adeguati verso ciò che sta e stava succedendo. Anzi sovente ho aiutato le persone a non perdere fiducia, nonostante le forti limitazioni a cui si andava incontro e il panorama poco chiaro sul futuro. 

Sono qui a scriverle per dar voce a quella parte di italiani che "collabora", e mentre le scrivo voglio parlare anche a tutti loro, tutti quegli italiani che non credono più alle favole, quegli italiani che attraverso l’istruzione e l’educazione ricevuta proprio in questo paese hanno imparato ad amarlo, hanno imparato ad apprezzarne i valori aggiunti e le particolarità ed eccellenze che soltanto noi abbiamo, quella parte di italiani che pazientemente hanno eseguito e ascoltato tutto quello che è stato chiesto, quella parte di italiani "moderati" ma non stupidi, silenti ma non disattenti, quella parte di italiani che probabilmente stanno permettendo di mantenere quell’equilibrio sociale e forse anche un po’ economico di questo paese, per evitare che tutto diventi uno scempio e una lotta fratricida che invoglia sempre più all’odio e alla discriminazione. Mi rivolgo anche a quella parte di italiani che non conosco personalmente ma che sento, eccome se li sento, che percepisco, eccome se li percepisco, anche nel loro silenzio, anche nel loro modo di comportarsi, e sono quella parte di italiani che mi danno la forza di continuare a sentire che non sono sola.

Non so, Signor Presidente, se lei li sente questi italiani portatori di luce, che continuano a tenere accese le lampadine e a spegnerle soltanto quando è l’ora di andare a dormire e si continuano a chiedere come mai si sta mettendo luce su tutto ciò che è pieno di buio? Ecco, Signor Presidente, questi italiani vogliono dirle che si sentono "profondamente offesi" quando viene pubblicamente detto e perpetrato che l’unica soluzione a tutto quello che sta avvenendo arriverà dal vaccino. Spero che a questo punto non venga strumentalizzata questa dichiarazione, anticipo che non sono una no-vax, ma sono un'italiana che cerca di continuare ad avere un pensiero libero. 

Un vaccino è una sostanza davvero molto seria e per questo va sperimentato per molto tempo, bisogna soprattutto conoscere il microrganismo al fine di stimolare l’immunità verso la malattia che provocano, e se c’è una cosa su cui probabilmente siamo quasi tutti d’accordo è che questo virus “fa il bello e il cattivo tempo” e sappiamo davvero pochissimo di lui.

Questa mia lettera Signor Presidente per chiederle di farsi portavoce di:

- Parlare di distanziamento fisico, non abbiamo bisogno di distanziamento sociale per curare il virus, abbiamo già abbastanza sobillatori di odio per confluire con loro.

- Parlare di "salute" oltre che di misure preventive quali lavaggio delle mani, e aggiungo del naso, mascherine, distanziamento fisico, no assembramenti.

E mi riferisco al concetto di nutrimento: il "nutrimento sano" non è soltanto il risultato di che cosa mangio, bistecche piuttosto che formaggi, piuttosto che vegetali, il cibo sano, il cibo non spazzatura è anche dato dalla cultura, e il concetto di cultura del benessere davvero comprende tantissime cose: film, teatro, mostre, quadri, passeggiate, musica, incontri, relazioni, cibo, modalità con cui ci si nutre.

Non dimentichiamo che i medici che sono stati sul campo ci hanno detto e ridetto che uno dei fattori di rischio rilevato è l'infiammazione, parliamo di che cosa si può fare per non rischiare di vivere in un organismo infiammato, quindi in un terreno che piace molto al virus, perché quando i medici ci hanno parlato di questo non si riferivano soltanto agli immunodepressi, o ai portatori di malattie croniche, ma parlavano di tutti noi. E l’infiammazione si cura fondamentalmente a livello individuale smettendo di mangiare cibo spazzatura, a livello politico-educativo impedendo la promozione di cibo spazzatura (mascherine, lavaggio mani, distanziamento fisico rappresentano una parte della soluzione).

- Informarci sulla necessità di una lunga sperimentazione prima di poter parlare di soluzione tramite il vaccino.

Promuovere la soluzione attraverso il vaccino significa a mio avviso perpetrare una attesa a dir poco irresponsabile evitando di parlare di argomenti che riguardano la “promozione della salute”. Da che mondo è mondo cerchiamo di immunizzarci soprattutto naturalmente attraverso il buon cibo, lo sport, il movimento, i pensieri positivi, l’aria che respiriamo.

- Informarci sui temi del Covid, sui numeri che ruotano intorno tramite persone che lo sappiano fare che non abbiano conflitti di interessi o se li hanno lo dichiarino, che sappiano che cosa dire e sappiano darci indicazioni, e insieme ai numeri ci diano i denominatori senza confonderci ulteriormente, (questa parte di italiani che rappresento sanno ascoltare e mettere in pratica i decreti, ma vogliono sentire e vedere che davvero cambi la visione politica perché non di soli decreti si vive.

Signor Presidente, io voglio uscire, passeggiare, andare al cinema, a teatro, e lo voglio fare non perché mi ribello infantilmente o non penso a che cosa sta succedendo dentro gli ospedali, né perché nego il problema, anzi, ma perché so quanto sia importante per me e la società che questo avvenga, ovviamente tenendo ben presente tutte le precauzioni di cui ci siamo già occupati fino ad oggi.

Signor Presidente, faccio parte di quegli italiani che vogliono trasformare il Pil in Bil (benessere interno lordo), e vorrebbero che l’economia del paese venisse focalizzata non sulle malattie ma sul benessere. Penso anche che, se si facesse funzionare concretamente la "medicina di territorio", gli ospedali si intaserebbero meno e forse andremmo meno nel panico in questo momento perché potremmo gestire sul territorio coloro che sono mediamente colpiti, e avere nelle strutture lo spazio sufficiente per chi davvero ha necessità di assistenza ospedaliera.

Signor Presidente, per concludere, voglio dirle che ho apprezzato molto ciò che ha fatto, come si è posto con noi, ho apprezzato che ci fosse lei alla Presidenza del Consiglio quando è scoppiato questo delirio, ho apprezzato fossimo rappresentati da una persona moderata come lei, ed è per quello che le scrivo perché continuo a porre fiducia su di lei, ma non voglio più rimanere silente di fronte alle incongruenze che ormai hanno raggiunto livelli insostenibili dando sempre più spazio a negazionismo e complottismo.

Signor Presidente, io non credo che si potrà cambiare se non iniziamo a parlare di salute, di sistemi immunitari, e di pillole di fiducia, di informazioni vere. Sì, Signor Presidente, le faccio l’accorato appello a non continuare a chiederci così tanto e forzare troppo la mano perché anche noi abbiamo bisogno di non sentirci dati per scontati. Il paese è pieno di teste pensanti e non distruttive.

Le auguro tanto buon lavoro.

Eliana Brizio, Cuneo