RICCARDO SARTORIS - A che cosa serve una città? Quando nacquero le Città Stato, lo scopo era quello di proteggere i propri cittadini dagli attacchi esterni, quasi come dei castelli medioevali arroccati. Con il passare del tempo, le città divennero centri di attività commerciale e amministrativa di un territorio, aprendosi, quindi, verso l’esterno, accogliendo ed estendendo la propria influenza.

Andare a vivere in città divenne un sogno per la maggior parte delle persone che confidavano nella libertà data dalla "civiltà" delle fabbriche e nella sicurezza del vivere in una comunità. Le città, da luogo di difesa e prosperità si sono dimostrate estremamente pericolose, come centri di diffusione del contagio. L’unica soluzione possibile è stata quella dell’isolamento, la sospensione di qualsiasi forma di aggregazione, di socialità.

Siamo tornati a contare solamente su noi stessi, microcosmi individuali che sopravvivono solamente pensando in maniera egoistica: un abiurare alla stessa esistenza umana, che si basa sul contatto sociale e che è sopravvissuta a millenni di evoluzione grazie alle comunità. Non sono mancati slanci entusiastici di solidarietà umana che hanno reso il senso della comunità ancora più necessario e ci hanno fatto capire quanta bellezza c’è in un abbraccio.

Adesso che stiamo uscendo dalle nostre "tane" e abbiamo ricominciato ad "annusarci", occorre rivedere le città proprio in funzione delle comunità e del nuovo "contatto sociale". Ecco che ripensare gli spazi pubblici, come luoghi di aggregazione e di organizzazione sociale diventa sempre più necessario. Occorre creare luoghi ove esercitare la propria personalità al fine di crescere socialmente e diventare parte integrante del tessuto cittadino, partecipando alla vita politica ed economica, sentendosi parte di un progetto comune.

Abbiamo compreso che ogni persona ha bisogno di uno spazio vitale per esercitare le proprie attività. Il distanziamento sociale è diventato legge: al ristorante, al bar, a teatro, al cinema e in spiaggia; ma di quanto spazio ha bisogno un uomo? Anche il Comune di Cuneo ha compreso quanto sia utile e necessario ripensare gli spazi pubblici, la mobilità urbana e il tessuto cittadino.

Pare che la nostra amministrazione abbia intenzione di investire maggiormente sulla mobilità dolce e su spazi pubblici maggiormente fruibili. Che sia un’inversione di tendenza? Che voglia veramente pensare al benessere dei propri cittadini? Ci auguriamo che vengano abbandonate le idee di cementificazione indiscriminata e del favorire il traffico privato a favore del trasporto pubblico e della mobilità elettrica e pedonale.

Progresso è lo sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita, e un grado maggiore di liberazione dai disagi (cit. Enc. Treccani).

Abbiamo bisogno di ritrovare il senso del vivere in una comunità nella quale ogni persona è il tassello di un puzzle che crea l’immagine della nostra città. Una nuova politica urbana che dia più valore alle cose che contano: commercio locale, trasporti elettrici, mobilità ciclo-pedonale, contesti urbani più verdi, equi e sicuri. Facciamo attenzione che non sia troppo tardi.

Si può fare?

Si deve fare!

Riccardo Sartoris, Movimento Consumatori Cuneo