I ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases hanno pubblicato il 17 marzo gli esiti di una ricerca sulla permanenza del Coronavirus nell’ambiente (CLICCA QUI). La ricerca ha evidenziato che la permanenza del virus dipende dal tipo di superficie e dal clima:

1. plastica e acciaio inossidabile: permanenza massima 3 giorni

2. cartone: permanenza massima 24 ore

3. rame: permanenza massima  4 ore

4. aria: permanenza massima nei luoghi chiusi 3 ore

Il sole diretto riduce la contaminazione e la permanenza del virus, al contrario, la sopravvivenza del virus può aumentare in un clima freddo e secco.

E’ importante precisare, comunque, che i dati sopra riportati si riferiscono ai tempi per la completa scomparsa del virus. Il tempo in cui la quantità di virus si abbatte è invece molto minore: il virus riduce la sua pericolosità e la capacità di infettare molto più rapidamente, dimezzandosi in poche ore su qualunque superficie.

Per quanto concerne l'aria, nei luoghi chiusi, anche in mancanza di areazione, la quantità di particelle infette si dimezza in poco meno di 1 ora.

Il dato cui prestare maggiore attenzione, risulta quindi essere quello della permanenza delle particelle infette nell’aria, in locali chiusi o comunque non areati.

Per limitare i rischi e opportuno quindi:

arieggiare spesso i locali in cui ci si trattiene;

evitare i luoghi in cui il ricambio d’aria è scarso ad esempio ascensori o locali particolarmente angusti;

se si deve permanere in ambienti affollati, chiusi o poco ventilati è prudente adoperare mascherine protettive. Tale accorgimento non è necessario all'aperto, dove vale però la raccomandazione di mantenere almeno 1 metro di distanza da altri soggetti;

Per quanto riguarda la contaminazione da contatto con oggetti, questa risulta meno probabile.

La trasmissione del contagio richiede sempre un successivo contatto delle mani con il viso, rimane quindi sempre attuale, a tal proposito, l'indicazione di lavarsi spesso e accuratamente le mani.