Il troppo caldo non va d’accordo con le api che, infatti, hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline. In pericolo ci sono anche le nuove covate con le operaie al lavoro per salvarle dalla disidratazione ed evitare che le temperature interne alle arnie superino i 33-36 gradi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la prima produzione nazionale di miele di acacia e agrumi è crollata del 41% rispetto alle attese secondo Ismea.

Il miele è uno degli alimenti più multifunziocnali che si possono trovare in natura: può essere usato per i dolci, per i condimenti, per le bevande, per le tisane e come aiuto contro i mali di stagione, ma anche come componente di creme di bellezza per la pelle e per gli impacchi nutrienti per i capelli. Ha proprietà antibatteriche e anti infiammatorie, è anche un energizzante naturale che può essere usato nelle escursioni in montagna o prima di una gara sportiva o di un allenamento, grazie anche alla sua alta digeribilità.

In Piemonte a risentirne in modo particolare è l’acacia, uno dei mieli più richiesti, ma anche le produzioni di ciliegio e tarassaco. Il settore apistico piemontese, negli ultimi cinque anni, ha avuto uno sviluppo sia per il numero di alveari allevati, sia per il numero di aziende attive. Dal 2001, anno in cui si registravano 2.701 aziende con 88.276 alveari allevati, si è passati nel 2017 a 5.612 aziende che conducono 18.982 apiari con 199.315 alveari.

“L’ondata di caldo africano rischia di dare il colpo di grazia agli alveari – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Lo stato di sofferenza delle api, che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente, è rappresentativo in realtà dello sconvolgimento provocato dal clima sulla natura, animali e piante. L’ondata di calore africana è la punta dell’iceberg delle anomalie di questa pazza estate con la prima metà di luglio segnata dal maltempo con 10 grandinate al giorno dopo un giugno che si è classificato al secondo posto dei più bollenti dal 1800 con una temperatura superiore di 3,3 gradi rispetto alla media. Il rischio è quello di incrementare l’arrivo di miele estero se la nostra produzione sarà scarsa. A far, infatti, concorrenza al miele made in Piemonte non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Per questo ai consumatori ricordiamo di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti di vendita diretta Campagna Amica in azienda o nei mercati”.