PIERCARLO BARALE - La pacifica manifestazione di Torino, senza bandiere, partiti, movimenti, rappresenta la volontà dei piemontesi di non volere essere condannati alla stagnazione, alla decrescita "infelice", alla quale la città e l'intera regione sono indirizzate. Non solo dalla sindaca prigioniera del suo gruppo consiliare e dal gaffeur Toninelli, nemico - a prescindere - di ogni opera che superi la dimensione di un condominio. Non ci si può attendere, dal sostenitore dei "no-tutto", un comportamento diverso. Inoltre, i grillini hanno ottenuto i voti dei No-Tav - non solo valsusini - eleggendo parlamentari, che si troverebbero spiazzati - come quelli No-Tap e No-Ilva - se il movimento cambiasse linea di comportamento, come è avvenuto in Puglia.

Per fortuna della collettività piemontese e non solo, la Lega, da sempre favorevole all'alta velocità come alle altre grandi opere, è uscita allo scoperto. Dopo un periodo di quasi neutralità sul punto, in attesa della inutile verifica costi-benefici, dopo la manifestazione torinese, ha ufficialmente annunciato l'assenso. Ovviamente, in ossequio al "contratto", dovrà attendere la conclusione della commissione. Peraltro, questo organo consultivo, nominato "ad hoc" dal ministro gaffeur, pare non abbia ricevuto un incarico formale. Sicchè, dovendo pagare i componenti, la Corte dei Conti potrebbe evidenziare rilievi non solo di natura formale. Appare quasi ridicolo che, alla conclusione dell'incarico, venga evidenziato che non vi è stato l'incarico.

Dal momento che non ci si trova alla bocciofila o al circolo del bridge o del tennis, ma a valutare un'opera pubblica di interesse transnazionale Italia-Francia precostituente parte integrante ed essenziale del tracciato Lisbona-Kiev, il ministro No-tutto avrebbe dovuto procedere con attenzione. Non perchè la Valsusa non vuole l'opera ed il popolo grillino ne ha sposata la volontà - ed avuto i voti. La famosa marcia dei quarantamila aveva segnato il punto di rottura tra lavoratori - desiderosi di lavorare - e sindacati, solo capaci di indire scioperi. A costo di far perdere parte della produzione automobilistica - come avvenne - a vantaggio di costruttori stranieri. E' assurdo che una minoranza locale - quella valsusina - appoggiata da una minoranza popolare in Piemonte, abbia di fatto ritardato, anche con ripetuti atti violenti, già sanzionati penalmente, un'opera oggetto di trattati internazionali.

Qualunque sarà l'esito della commissione ad hoc, che pare imminente, non si possono che ipotizzare - senza alcuna certezza - le conseguenze che avrà l'opera, a distanza di decenni. Non si può stabilire quale sarà la società che ne farà uso. Così come era parso antieconomico il tunnel ferroviario sotto la Manica. Dopo qualche anno in passivo, è diventato indispensabile. Era stata una scommessa economica e tecnica al limite del possibile. Il tunnel del Frejus non presenta rischi particolari e sta procedendo senza effetti negativi per le escavazioni. Lo Stato - cioè noi tutti - a seguito delle continue minacce ed azioni violente dei No-Tav, è stato costretto a mantenere una nutrita e costosa guarnigione permanente a difesa dei cantieri e delle strade di accesso.

Tutto ciò ha comportato ritardi e maggiori spese che dovrebbero essere addebitate ai responsabili, soprattutto se condannati in sede penale. Siamo noi tutti, il "popolo sovrano", a sostenere tali oneri. Veniamo ritenuti dai No-Tav attentatori della intangibilità del territorio valsusino e dell'ambiente. Se fosse indetto un referendum consultivo, esteso all'Italia settentrionale, quale interessata all'alta velocità per tutta la tratta in territorio italiano, l'esito sarebbe scontato - a larghissima maggioranza, per la prosecuzione dell'opera ed il suo completamento. Anche se fosse limitato al solo Piemonte, l'esito sarebbe largamente positivo per i Si-Tav. Che non sono solo i centomila che hanno aderito ed i trentamila che hanno dimostrato in piazza Castello con pacatezza e determinazione. Quando i "bugia nen" si muovono, come è avvenuto ora e come fu allora con la marcia dei quarantamila per il lavoro, significa che la misura è colma.

Senza spaccare tutti i vetri del nuovo tribunale in costruzione, come avvenne a suo tempo - da avvocato mi sentii particolarmente colpito e dispiaciuto, i "bugia nen" hanno aderito in massa alla convocazione delle "sette madamine", che si sono dimostrate capaci, sensibili e toste. Hanno detto basta ad una litanìa infinita di minacce, pretese, saccenze, violenze, danneggiamenti, contrabbandati come difesa del territorio ed all'inerzia della sindaca. Non sono un estimatore della Lega e dell'onnipresente ed onnipotente Salvini. Nel perenne letargo del Pd - resiste il presidente Chiamparino - da sempre favorevole al traforo, alle olimpiadi purtroppo perdute, ed a una Torino milanese e non valsusina, occorre affidarsi, per ottenere il completamento dell'opera, alla determinazione delle "madamine" ed all'attenzione di Salvini.

Piercarlo Barale

(Foto tratta dalla pagina Facebook di "Sì, Torino va avanti")