PIERCARLO BARALE - Non possiamo più attendere per salvare il Pianeta ed assicurare a tutti i viventi la vita stessa. I problemi che occorre risolvere non sono di grande difficoltà. Purtroppo, sia a livello individuale che collettivo, si fa ben poco per la loro soluzione. E' difficile modificare gli stili di vita, che vedono, soprattutto negli stati più ricchi - Stati Uniti in testa - il rifiuto di accettare una ragionevole decrescita condivisa.

Meno consumo di acqua, carne, plastica; temperature adeguate in case e fabbriche nelle stagioni, senza eccessivi consumi di elettricità o combustibili. Meno viaggi aerei, maggiore uso del treno. Auto elettriche, con energia derivata da fonti rinnovabili. Nessun incendio nelle foreste pluviali; meno acqua per l'agricoltura, con sistemi più razionali di irrigazione. Ognuno deve contribuire, anche se mancano adeguati provvedimenti delle autorità di governo.

Sono queste ultime che dovrebbero, come primo punto dei programmi, provvedere ad indirizzare i cittadini governati a perseguire tali priorità. Ma non pare sufficiente, anche se si palesa importante, il comportamento dei singoli. Le decisioni determinanti spettano alle amministrazioni, quasi sempre impegnate in contese politiche o correntizie, nomine e sfiducie.

Sostituire le fonti di approvviggionamento energetico - fossili, petrolio, carbone, gas naturali - in modo da evitare la produzione di anidride carbonica, è quasi impossibile. Le grandi compagnie petrolifere, con le loro piattaforme, pozzi, petroliere, reti distributive, non hanno alcuna intenzione di ridurre o chiudere le attività. Anzi, con il controllo di mezzi di informazione, sovvenzione a partiti conservatori o anche di altre tendenze, tengono saldamente in mano la situazione. Non solo non intendono mollare, ma cercano maggiori utili per soddisfare gli azionisti.

Per quanto riguarda il carbone, universamente qualificato altamente inquinante, sia gli Usa che l'Australia hanno potenziato le estrazioni, aperto nuove miniere, infischiandosi degli effetti negativi. Le energie alternative e rinnovabili - idroelettrico, eolico, fotovoltaico - potrebbero, se potenziate, nell'arco di un paio di decenni, sostituire quelle fossili ed inquinanti.

Bisogna però pensare a quali cambiamenti si dovrà andare incontro, eliminando pozzi, trivellazioni, piattaforme marine, trasporti, gasdotti ed oleodotti, raffinerie, distributori, miniere di carbone, caldaie per il riscaldamento. Occorrerà trovare una nuova e diversa occupazione a milioni di addetti, che votano - come è successo, negli Usa - per chi assicura loro la continuazione del lavoro. Si creeranno altri posti - certamente meno - per le nuove fonti di produzione.

Le auto elettriche consumano pochi Kw per 100 km, poco più di una quindicina - tre euro. I motori elettrici non hanno spreco, arrivano quasi al 100% di rendimento, sono silenziosi e duraturi. Occorreranno ulteriori perfezionamenti per le batterie, molto pesanti e costose. Ma già oggi si possono percorrere più di 500 km senza ricariche. Tutte le case automobilistiche - Ferrari e Porsche comprese - hanno presentato modelli elettrici. La VW ne sta lanciando una a prezzo relativamente basso, con ottime caratteristiche. La Fca sta per produrre la Panda elettrica, che sarà venduta il prossimo anno.

La Russia non vedrà di buon occhio, come tutti i pazzi produttori di petrolio e gas, l'elettrificazione delle reti di trasporto, la diversificazione dei consumi energetici e termici nelle industrie, nelle case e attività varie. Anche se il petrolio ed il gas finanziano - ma l'Artico potrebbe costituire una notevole nuova fonte - quasi tutti i paesi produttori vivono come i viaggiatori del Titanic. Qualcuno, saggiamente, prima che la pacchia finisca, ha utilizzato i redditi per costruire città e grattacieli, creare un'agricoltura irrigua, con fonti acquifere frutto di dissalazione, ha costruito centrali fotovoltaiche o fattorie eoliche.

Mancando una economia mondiale gestita da una autorità sovranazionale - l'Onu ha poche carte da giocare - sarà difficile che le varie economie, basate su fonti inquinanti, siano trasformate in tempo per evitare il collasso del pianeta. Qualche studioso afferma che abbiamo superato il limite del non ritorno, e che la fine è ormai segnata. La speranza è l'ultima dea - dicevano i Romani - e l'impegno umano ha risorse illimitate. Speriamo vengano utilizzate. Purtroppo i politici non sono all'altezza dei compiti loro spettanti, non solo da noi, ma - purtroppo - negli stati più importanti.

Piercarlo Barale