Il Gruppo Croce Bianca di Torino, presieduto dal conte Alessandro Cremonte Pastorello, festeggia il 25° della fondazione rendendo omaggio alle Tombe di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena nel Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo. Di seguito, nella Casa Regina Montis Regalis, il Colonnello Carlo Cadorna e lo storico Aldo A. Mola illustrano il versante meno noto dell'Italia nella Grande Guerra: il ruolo del Re tra Comando Supremo e governi. L'ingresso è libero.

A trattare segretamente per mesi l'adesione dell'Italia alla Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) contro Austria-Ungheria, Germania e loro alleati fu il governo presieduto da Antonio Salandra con Sidney Sonnino agli Esteri. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Luigi Cadorna, in carica dal luglio 1914, non venne consultato sul metodo e nel merito. Solo il 6 maggio fu informato che entro due settimane l'Italia doveva iniziare l'offensiva. Seguirono giorni convulsi. Il 13 (ricorda Mola) il governo si dimise perché non aveva la maggioranza in Parlamento, in larga maggioranza favorevole alla neutralità condizionata proposta da Giolitti. Il 17 Salandra venne reincaricato e il 20 ottenne carta bianca. Il 23 dichiarò guerra.

Le condizioni dell'Esercito dalla conflagrazione all'intervento sono documentate da Carlo Cadorna, in Caporetto. Risponde Cadorna” (ed. Bcsmedia, Grottaferrata, pp. 474), che rielabora le Pagine polemiche di suo nonno. Scritto nel 1919 e pronto per la stampa nel 1926, quel libro rimase inedito su ordine di Mussolini. Ora c'è.

Nello stesso 1919 Luigi Cadorna, “un generale del Risorgimento” secondo suo nipote Carlo, scrisse La guerra alla fronte italiana fino all'arresto sulla linea della Piave e del Grappa, pubblicata nel 1921. Da tempo introvabile, l'opera è riproposta da Mola con ampia prefazione e documenti inediti (BastogiLibri, Roma, pp. CVII+644). Ne emerge il contrasto fra la strategia cadorniana del conflitto, di respiro europeo, e la miopia dei governi Salandra, Boselli e Orlando, che lo concepirono anzitutto come lotta politica interna.

Da questi studi emerge il ruolo fondamentale del Re quotidianamente impegnato a mediare. Cadorna chiedeva che il governo fornisse armi, viveri, vestiario e arginasse il disfattismo. Tanti ministri, invece, scaricarono sul Comando il peso di una guerra divenuta gigantesca e alla prima occasione pretesero la defenestrazione di Cadorna, proprio quando, dopo il disastro di Caporetto, il Generale aveva fermato l'avanzata austro-germanica dall'Isonzo al Piave. A difendere l'onore dell'Esercito e dell'Italia furono Vittorio Emanuele III nell'incontro di Peschiera con gli Alleati (8 novembre 1917) e Cadorna con i suoi scritti, ora disponibili.

Quella pagina di storia patria va riletta con attenzione mentre l'assetto delle Forze Armate è al centro di tensioni politiche allarmanti.

Alla giornata di Vicoforte aderisce l'Associazione di studi storici Giovanni Giolitti, che a sua volta rende omaggio alle Salme (www.giovannigiolitticavour.it).

Lo storico Aldo A. Mola illustrerà la figura di Cadorna anche al Rotary di Cuneo martedì 21.

(Nell'immagine, il generale Luigi Cadorna)