GUIDO CHIESA - Un medico, mio amico, che conosce bene il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per averci lavorato a lungo, ha commentato il mio ultimo articolo sulla Sanità piemontese (leggi QUI) con parole amare: "I maggiori fondi al SSN, se il sistema non cambia, sono soldi buttati".

"Per la gran carità, migliori stipendi e nuove assunzioni sono indispensabili, ma se non si attua la riforma voluta dal Ministro Speranza, se non si interviene sull’organizzazione, se il sistema non si adegua ai nuovi bisogni di salute della popolazione, se non si implementa la digitalizzazione, i benefici che si ricaverebbero dai miliardi spesi sarebbero di gran lunga inferiori a quanto sperato".

Richiesto del perché di un giudizio così severo l’amico medico mi ha dato spiegazioni precise e fatto un lungo elenco di casi concreti.

"I bisogni di salute della popolazione sono innumerevoli. Il sistema, di conseguenza, non può che essere articolato e complesso. L’accesso ad un tale sistema da parte degli utenti è stato risolto con una soluzione tutto sommato semplice, affidando il collegamento utenti/SSN, nella larga maggioranza dei casi, ai Medici di Medicina Generale (MMG) o ai Pediatri di Libera Scelta (PLS), alla Guardia medica e ai Pronto Soccorso.

Per una serie di concause, dalla riduzione dei medici di base all’invecchiamento della popolazione, questa soluzione è andata in crisi: i sintomi più evidenti sono lo scadimento del ruolo dei medici di base, considerati dagli utenti solo come dispensatori di ricette, prescrizioni di analisi e giustificazioni di assenze dal lavoro, la difficoltà per gli utenti di sapere come comportarsi per ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno e l’intasamento dei Pronto Soccorso.     

Con l’avvento dei call-center e di internet il sistema ha cercato di dare una risposta "tecnologica" alla crisi invece di investire sul capitale umano e cercare soluzioni che ponessero al centro dell’attenzione le necessità degli utenti. Una risposta che aveva anche il vantaggio di rendere credibili grandi tagli alla spesa sanitaria del Paese.

Coloro che hanno provato a utilizzare i call-center a disposizione hanno potuto sperimentare sulla loro pelle le difficoltà del loro utilizzo. I centralini sono sempre occupati, è facile commettere errori, non sempre gli operatori sono in grado di dare le indicazioni richieste né hanno la competenza per risolvere il problema del paziente, talvolta non conoscono le procedure per acquisire i servizi che il SSN è tenuto a fornire. 

Per quanto riguarda l’utilizzo di internet l’implementazione di quegli strumenti è stata affidata all’iniziativa di ciascuna Regione, quando non delle singole Aziende Sanitarie. Infatti i siti delle Asl o delle Aziende Ospedaliere sono uno diverso dall’altro: fatto questo che rende impresa molto complicata per il cittadino la ricerca della stessa informazione in un sito o in un altro.

Vanno quindi riprogettate le modalità di accesso dei cittadini al SSN che devono necessariamente essere identiche in tutte le Regioni. Non ha infatti senso che il cittadino debba sprecare il suo tempo per informarsi su come deve comportarsi in caso di necessità a seconda delle località in cui si trova. 

Occorre quindi cambiare le regole, occorre cambiare il punto di vista con cui risolvere il problema ponendosi dalla parte degli utenti e non dalla parte del sistema. Altrimenti cittadini ed operatori continueranno a muoversi in modo scoordinato, gli uni sordi alle esigenze degli altri, con una colossale perdita per tutti di tempo. E di soldi. 

(continua)  

Guido Chiesa