PIERCARLO BARALE - Se l'ing. Morandi, progettista del ponte crollato a Genova e di molti altri che hanno visto la luce in Italia e non solo, fosse ancora in vita, avrebbe ricevuto l'avviso di garanzia dalla Procura di Genova. Potrebbe così tutelare la validità del progetto, sostenendo che aveva già espresso riserve sull'esecuzione dello stesso. Dal modo in cui si sono sviluppati gli eventi dal crollo in poi, il progettista era stato, semplicisticamente ed avventatamente, accusato di avere partorito un mostro: bellissimo e leggero come una farfalla, ma destinato, come si temeva anche per gli altri in esercizio, a durare assai poco. Non i mille anni promessi da Renzo Piano per la leggera struttura in acciaio che lo dovrà sostituire, ma solo una cinquantina (LEGGI ANCHE QUI).

Per portare gli eventi - come al solito - sotto il profilo elettorale, i pentastellati e la Lega hanno subito attribuito la responsabilità dell'accaduto alla concessionaria, bollando anche i fratelli Benetton, principali azionisti, di inadempienza nella manutenzione e di insensibilità sotto il profilo degli obblighi risarcitori nei confronti di tutti i parenti dei deceduti, sfollati, danneggiati, nonchè dello stato, proprietario del ponte. Identificata - per loro, senza ombra di dubbio - la società concessionaria come unica responsabile, si era deciso di estrometterla - per propria esclusiva colpa - dalla concessione. Restando però obbligata ai risarcimenti. Il ministro Toninelli pronunciò parole di fuoco, seguito dal sempre poco riflessivo Di Maio, mentre il più astuto Salvini seguì una linea più morbida. Concorde sulla responsabilità attribuita ai Benetton, ma prudente circa l'estromissione della Società Autostrade dalla concessione.

Dagli ultimissimi accertamenti dei periti della Procura, sarebbe emerso che era a conoscenza della concessionaria - tenuta alla manutenzione - l'esecuzione dell'opera in modo non conforme al progetto, come lo stesso ing. Morandi aveva segnalato. Le carenze costruttive interesserebbero in particolare la dimensione e la protezione degli stralli, i cavi d'acciaio con funzione di sostegno della struttura. Se così fosse, anzitutto l'onorabilità professionale dell'Ing. Riccardo Morandi sarebbe riabilitata e non avrebbe alcuna responsabilità per la idoneità del progetto, rimasto in efficienza per 51 anni, nonostante il grave vizio costruttivo, non imputabile al progettista, ma agli esecutori ed al direttore dei lavori. Questo accertamento, escludendo il progettista, consentirebbe di procedere sia nei confronti di chi aveva edificato il ponte, sia di chi aveva assunto l'onere della manutenzione, cioè Autostrade. Quest'ultima non potrebbe essere alleggerita della responsabilità del crollo, sostenendo il vizio originario di costruzione. Anzi, essendone a conoscenza, avrebbe dovuto avvisare il proprietario, cioè lo Stato, introducendo eventuali modifiche alle condizioni della concessione. In ogni caso, avrebbe subito dovuto intervenire con lavori di manutenzione prima straordinaria, per risanare il viadotto. Poi, con continua costante attenzione, con la manutenzione ordinaria frequente ed adeguata alle condizioni dell'opera.

Le aspettative dei pentastellati non sono condivise se non imposte dai Leghisti. Estromettere Autostrade dalla demolizione delle strutture rimaste in piedi; dalla ricostruzione del viadotto; revocare la concessione; procedere con la gestione "in house" non solo del tronco autostradale interessato, ma dell'intera rete italiana, compresi anche altri concessionari privati. Restando - ovviamente, secondo Toninelli e Di Maio - obbligata Autostrade a pagare il nuovo ponte, risarcire tutti i danneggiati, accettando la piena responsabilità dell'accaduto come propria ed esclusiva, pur in assenza di accertamenti definitivi della stessa. Il duo pentastellato non ha messo in conto che Autostrade difenderà, come lo faranno i componenti ed azionisti anche esteri, la propria posizione con i migliori avvocati e che nessun provvedimento legittimo di revoca della concessione - ed ancor più di altre concessioni - potrà essere assunto senza un contraddittorio e se non in presenza di evidenti presupposti di responsabilità in sede penale, civile ed amministrativa. Una concessione autostradale valida per una trentina d'anni ha il valore di miliardi, ai quali il titolare non rinuncia e non può rinunciare, trattandosi di società quotate, così come lo sono le sue componenti, che vanno dalla Cina agli Usa alla famiglia Benetton.

Autostrade ha dichiarato la sua disponibilità alla realizzazione del nuovo ponte a proprie spese ed ai risarcimenti a tutti i danneggiati, osservando così gli obblighi stabiliti nella convenzione allora ed ora in atto. I pentastellati pretendono l'immediata estromissione, con l'altrettanto immediato pagamento dei danni e delle spese per la costruzione - fatta da altri - del nuovo ponte. E' ciò che potrebbe succedere ad Autostrade solo dopo laboriosi accertamenti tecnici, cause miliardarie e - non diciamo centenarie - ma almeno decennali, che potrebbero terminare alla Corte Europea con rischio per lo Stato, di soccombenza. Stato che, per ora, si accolla ogni costo di ripristino ed i risarcimenti. E' una partita molto più complicata di quella che da mesi Salvini sta giocando con i migranti, per la quale bastano le quotidiane comparsate su tutti i mezzi di informazione, facendo lievitare i sondaggi.

Piercarlo Barale