BRUNO MURIALDO - Le Alte Langhe, infinite e immateriali, hanno una forte attrazione paesaggistica e una non trascurabile abilità nella salvaguardia delle leggende. Tutto questo lo possiamo trovare nella storia di una semplice famiglia contadina e delle sue donne anziane che, tra un impasto e un ripieno, preparavano al chiaro di luna gli agnolotti al plin per il "lenzuolo".

Era un tempo di tradizione preparare gli agnolotti e mangiarli su una tovaglia, posata al centro di un tavolaccio, a disposizione degli invitati. Era un gesto di comunione gastronomica quella di trovarsi a consumare i sapori in occasione di una festa o di una celebrazione.

Tutto questo capitava nell'immaginario Monferrato, dove una volta c’erano quelle comunità contadine abili ai fornelli oggi c’è un ristorante, "Madonna delle neve", adiacente al santuario, dove una leggenda narra di una storia gastronomica e mistica esaltante, quella degli agnolotti al plin sul tovagliolo delle massaie del borgo.

Si dice che gli angeli del santuario non resistessero all'aroma, scendendo notte tempo dagli altari per sostenere le signore della trattoria. Lo facevano tra una preghiera l’altra, lavorando le farine e tagliando gli agnolotti tra un ripieno e un pizzicotto.

Sopra la chiesetta delle neve, la vigna di Barbera guardava la valle e nutriva il ripieno, un vino semplice ma di grande aroma, poche bottiglie per gli intenditori che amano riempire la scodella per intingere il plin nel sacro cuore dei buongustai. Devo ringraziare Andrea Rossano che mi ha fatto conoscere questa storia fantastica, in cui religione e gastronomia svelano le stesse ragioni: nutrire il corpo e l’anima senza mai dimenticare la storia e le radici".

Bruno Murialdo