BRUNO MURIALDO - Serafino partiva da Bosia di Castino con il carro e i buoi per portare alla fiera di Alba, in provincia di Cuneo, il meglio delle sua azienda agricola: formaggi, conigli, pollame e qualche tartufo che proponeva a Giacomo Morra, "il re dei tartufi di Alba" e inventore della sagra.

Si alzava alle due, prima che cantasse il gallo. Preparava il carro e sotto le stelle prendeva la strada di campetto verso la "capitale" delle Langhe. Arrivava in piazza Savona giusto in tempo per le mediazioni, c’era da piazzare la merce al miglior prezzo, ma c’era anche da affrontare la concorrenza, che era sempre molto agguerrita e spietata.

Portare a casa i soldi giusti era necessario per continuare il lavoro con la soddisfazione di guadagnare qualche cosa che serviva per tutta la settimana. Il lavoro era duro, le spese anche, bisognava tornare con la soddisfazione di aver fatto un buon affare, altrimenti erano dolori.

Quando suonavano le dodici, molte volte si era ancora impegnati nella mediazione. I commercianti sapevano bene come giocare le loro carte, che erano quelle di deprezzare la merce dell'agricoltore perché cedesse il suo prodotto al prezzo più basso possibile. Era una vita grama, ma alla fine si poteva anche guadagnare o addirittura perdere tutto, ognuno con la sua parte e le sue soddisfazioni, oppure lacrime e sangue.

Dopo che si erano ricevuti i soldi e si era certi di non aver perso, si andava a mangiare la trippa da “Vigin Mudest”. Lo chiamavano così perché faceva prezzi stracciati a noi che venivamo da lontano, ci offriva la trippa, il fritto e il caffè a prezzo scontato. La fiera di Alba era una grande baldoria e non bisognava farsi trascinare per non tornare a casa senza più niente nel portafoglio.

Prima di partire con carro e buoi, compravo mezzo chilo di paste, un etto di caffè da portare a casa e facevo il mercato per comprare a buon prezzo qualche accessorio per il lavoro nei campi. Poi, prima dell'imbrunire, facevo ritorno. Quando arrivavo nelle vicinanze del paese, era già notte.

Nell'aia mi aspettava la mia numerosa famiglia per sapere le ultime dalla città e per contare i soldi guadagnati e fare i paragoni su quelli spesi, era una festa. A tutti piaceva sentir riferire di cosa avevo visto, la fiera di Alba era anche mondanità e bel mondo. Raccontavo e ci mettevo un po’ di fantasia, così facevo passare qualche serata allegra a tutti.

La fiera del tartufo durava molti sabati e per quello a venire dovevo lavorare molto per coglierne dei frutti, d’altronde su quelle colline era così. Si faceva festa per poco, si celebrava la felicità delle piccole cose, quelle grandi non le conoscevamo.

Ma non posso dire che non si era felici, lo si era anche per un pezzo di cioccolato o un grappolo di uva, oppure per l’amore del lavoro che era indispensabile per non scendere nell'abisso.

Bruno Murialdo