Le esportazioni di ortofrutta made in Italy sono crollate del 12% nel 2018, attestandosi su valori minimi dell’ultimo decennio, sotto i 4 miliardi di chili. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti in vista di Fruit Logistica, la principale fiera internazionale di settore in Europa che aprirà i battenti mercoledì 6 febbraio a Berlino. Anche la frutticoltura cuneese fa i conti con la contrazione dell’export, legata innanzitutto alla flessione dell’andamento produttivo.

Per pesche e nettarine, il susseguirsi di annate caratterizzate da una scarsa remunerazione del prodotto - quasi sempre inferiore ai costi di produzione - ha determinato la disaffezione delle aziende cuneesi e la costante riduzione della superficie coltivata, con una produzione che dal 2016 è scesa del 15% ogni anno. Quanto alle mele, il calo produttivo dovuto alle forti gelate della primavera 2017 ha ridotto la produzione commercializzabile nel 2018, ma per gli anni a venire, complice la messa in produzione di nuovi impianti di meli e il conseguente aumento della produzione made in Cuneo, ci sono prospettive di crescita. La situazione più allarmante riguarda il kiwi, di cui la Granda è ai vertici della produzione nazionale, seconda provincia in Italia dopo Latina. Per ora. Perché la batteriosi e la moria hanno decimato gli impianti delle nostre aziende, determinando nelle ultime due annate una perdita del 30% di superficie coltivata a kiwi e del 40% di produzione potenziale.

Al di là della riduzione produttiva, l’export rallenta per cause strutturali, di ordine politico e commerciale. “L’Italia sconta gravi ritardi negli accordi commerciali con i Paesi terzi, che frenano la possibilità di penetrare nelle nuove economie emergenti, soprattutto in Oriente - spiega Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo. In più paghiamo a caro prezzo scelte politiche che utilizzano l’agricoltura come merce di scambio, a cominciare dall’embargo deciso dalla Russia nel 2014 come ritorsione alle sanzioni europee. Le ripercussioni sinora generate sono pesanti, se consideriamo che la Russia rappresentava un’importante destinazione per la frutta cuneese, pesche in particolare”. Infine, incidono negativamente la frammentazione e la dispersione delle risorse per la promozione del vero made in Italy all’estero. Per questo, secondo Moncalvo “è necessario puntare su un’Agenzia unica che accompagni le nostre imprese in giro nel mondo sul modello francese della Sopexa e ad investire sulle Ambasciate. Serve anche una task-force a livello nazionale per rimuovere con maggior velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano le nostre esportazioni, ma anche trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare rapidamente i prodotti cuneesi da nord a sud del Paese e in ogni angolo d’Europa e del mondo”.