PIERCARLO BARALE - Con il ritorno del barricadero Dibba - chiamato da alcuni "il ballista" per le ultime dichiarazioni - è stata messa a punto, con Giggino, la politica estera del Paese. Dovrebbe essere definita e poi esercitata dal Governo, frutto di valutazioni concordate all'interno dello stesso, con un concerto discreto con il capo dello Stato. Quindi, l'esecutore sarebbe - come è sempre avvenuto - il ministro degli Esteri, titolare del dicastero più importante dopo quello degli Interni, se non allo stesso equivalente.

Dibba e Giggino hanno deciso di attaccare la Francia, senza concordarlo con alcuno. Giggino aveva già incautamente attaccato - come capo politico - Macron, appoggiando - appoggio però rifiutato - i gilet gialli. Ignoro cosa sia passato per la mente del leader pentastellato nel decidere tale linea. Iniziativa suicida, inopportuna ed inutile, che ha lasciato di stucco il premier Conte, Moavero, il ministro degli Esteri ed il presidente Mattarella. Nel frattempo, Macron ha stipulato il patto di Acquisgrana con Merkel, rinnovando la tradizionale amicizia franco-tedesca. Ma il duo Giggino - Dibba non ha considerato che, soprattutto dopo tale patto - il silenzio sarebbe stato d'oro.

La Francia ha subìto parecchi altri attacchi, anche dal Governo, con la conseguente convocazione del nostro ambasciatore. E' il provvedimento più pesante in diplomazia, prima della interruzione dei rapporti fra i due stati. Ricordando la vile pugnalata alla schiena - l'attacco alla Francia dall'Italia fascista nel 1940, quando i nostri cugini al di là delle Alpi erano già stati assoggettati all'esercito tedesco invasore - i due pentastellati avrebbero dovuto essere più cauti. Evidentemente non hanno studiato la storia, o non ne hanno capiti gli insegnamenti.

Nell'intento affannoso di inseguire "il Capitano", che chiude i porti, allinea il nostro tranquillo Bel Paese con i sovranisti populisti dell'Est Europa, hanno cercato un nemico. Dibba si è lanciato - guizzo di colore rosso - nel sostegno dei chavisti e del presidente venezuelano Maduro, mentre l'occidente patteggia per libere elezioni ed appoggia il presidente del parlamento Gerardò. Come Italia non abbiamo preso posizione, mentre lo hanno fatto, anche in sede europea a favore di un nuovo governo.

Stupisce che "il capitano" si sia dissociato da Dibba e Giggino, allineandosi con l'Europa e non con l'amico Putin. Ciò che importa, ai due partiti uniti nel patto di governo, non è perseguire l'esclusivo interesse del Paese. Si confrontano quotidianamente nelle campagne elettorali che si susseguono ed in particolare in quello che può definirsi la madre di tutte le battaglie: l'elezione dei deputati europei del prossimo maggio. Salvini non arretra mai di un centimetro e non modifica mai gli atti di una virgola.

La Meloni invece continua nell'auspicare il blocco navale delle coste della Libia - qualche migliaia di chilometri - magari con la minaccia di bombardare ed affondare i barconi e gommoni già sottocosta. Forse non ricorda la questione cubana, non tradottasi in guerra nucleare tra gli Usa e Cuba per il buon senso dimostrato da Kennedy e Krushov. Si evitò il conflitto per un soffio, quando il blocco navale dell'isola disposto dagli Usa impedì l'installazione dei missili a testata nucleare decisa dall'Urss.

A confronto, il blocco proposto dalla Meloni sarebbe una sciocchezzuola in termini militari. Là si fronteggiavano portaerei, fregate ed incrociatori, con il supporto aereo dei B52 sempre in volo. Da noi, con qualche osservatorio aereo e l'utilizzo dei satelliti militari, sarebbe possibile identificare un numero di quotidiano sul molo di Tripoli e magari leggere gli articoli.

Per noi piemontesi ed in particolare cuneesi, il disaccordo permanente tra Giggino - Dibba ed "il capitano", con l'intervento del ministro Toninelli - il gaffeur - la situazione delle opere pubbliche interessanti il nostro territorio è drammatica. La Tav è in eterna posizione di attesa. Se prevarrà Salvini, verrà completata. Se saranno il duo più il gaffeur a vincere, non verrà completata. I buchi scavati saranno riempiti, i finanziamenti restituiti, i contratti oggetto di controversie. L'autostrada per Asti non sarà completata, perchè l'accordo con Gavio pare saltato. Per il Tenda bis non si conosce il destino. Così per la ferrovia Cuneo-Nizza. Ben che vada, si viaggerà a 40 all'ora, con poche coppie giornaliere.

Anche per queste situazioni locali non trascurabili, le liti con la Francia e le offese a Macron, partner europeo della Germania, sono fomentate da incoscienti, scarsamente informati sul passato ed inaffidabili per il futuro. Fin quando non vi sarà un nuovo gruppo di politici illuminati e non a caccia di consensi, sarà dura, molto dura, soprattutto per noi piemontesi. Con tutte le conseguenze negative sul turismo, commercio, agricoltura ed industria e le connesse attività. Con la caccia ai "negher" non si combina nulla. Idem con gli attacchi alla Francia.

Piercarlo Barale