PIERCARLO BARALE - Il leader non ancora confermato dalla Rete, ma destinato ad una sicura investitura, dei pentastellati, si è già immaginato in carica. Ha dichiarato, negli ultimi giorni, nell'esercizio delle prove da leader, che attuerà due impegni, sempre che il suo movimento vinca le elezioni nazionali previste in primavera.

Queste le promesse: non si farà la Tav in Valle di Susa; verrà reso noto, nei prossimi giorni, l'elenco dei ministri, che formeranno il governo. Circa la seconda affermazione, mi pare difficile che persone di rilievo politico e culturale si impegnino ad assumere la carica ministeriale - peraltro riservata, per la nomina, al Capo dello Stato - senza una prospettiva, quantomeno ragionevole, di vittoria elettorale da parte dei pentastellati.

Solo le previsioni che indicano, da qualche mese, il sorpasso dei cinque stelle su un Pd autolesionista e con la ben conosciuta vocazione al suindicato evento - il suicidio - questa volta pare facilitato o provocato, in sostituzione di Bertinotti, dal riesumato D'Alema, desideroso di vendicarsi politicamente nei confronti di chi lo aveva rottamato anzitempo.

Venendo alla prima promessa, gli farebbe acquisire la quasi totalità dei voti in Valle di Susa, ma non bastano per arrivare al governo del Paese. Anche Macron ha promesso, ai no-tav francesi, meno numerosi e determinati dai Valsusini, di sospendere la Tav: non di non volerla realizzare. Una pausa di riflessione - di natura esclusivamente elettorale ed occasionale - che ha dovuto per lo meno annunciare, per non perdere la faccia nei confronti di chi lo aveva votato.

Forse il nostro aspirante leader non ha ancora realizzato che la Tav è finanziata da un progetto europeo e che il corridoio finanziario no-Tav inizia sulla costa atlantica e termina a Kiev. Anche se non vi è stata l'adesione dei valsusini, l'opera avrà la sua realizzazione, in quanto garantita da un trattato internazionale Italia-Francia, che non può essere cancellato dall'eventuale governo pentastellato. Anche se Macron ha dimostrato, con i cantieri navali temporaneamente nazionalizzati, di muoversi con una certa disinvoltura nei rapporti internazionali a base economica, non potrà archiviare la TAV dopo i miliardi già spesi. Così pure non potrà fare chiunque andrà al governo nel nostro Paese. Anche i cittadini meno a conoscenza delle norme amministrative, ben sanno che il sindaco sopravvenuto non può annullare i contratti stipulati da quello precedente, solo perchè lo ha annunciato nel programma elettorale.

Vige il principio della continuità e della differenziazione tra impegni assunti sotto il profilo personale e privato e quelli sottoscritti nell'interesse dell'ente, a seguito delle deliberazioni degli organi collegiali. La Tav è stata oggetto di impegni assunti da due stati - Italia e Francia - non personalmente dai firmatari degli accordi. Questi ultimi hanno soltanto eseguito il mandato loro conferito dai singoli Parlamenti. Il ponte sullo stretto è stato deciso dall'Italia, senza accordi con altri stati, in base alla volontà allora espressa dal Parlamento.

Sono stati stipulati contratti esecutivi, è stato redatto il progetto esecutivo, assegnato l'appalto delle opere. Poi, si è cambiata idea, poichè sono state ritenute prioritarie altre opere. Inoltre - particolare di non lieve rilevanza - il debito pubblico era già rilevante, correva verso i duemila miliardi. Ora siamo vicini ai duemilatrecento. Dobbiamo vedercela, avendo rinunciato, con chi ha progettato ed assunto le opere. Stiamo oscillando tra un risarcimento enorme oppure l'effettiva realizzazione con chi si era impegnato in tal senso.

Non si confonda perciò la Tav con lo Stretto, perchè sono situazioni totalmente diverse. Allo Stretto abbiamo - per ora - rinunciato e dovremo risarcire i danneggiati. Macron per rispettare gli impegni elettorali, potrà dichiarare di sospendere per quale mese, i lavori. Però continueranno, in quanto è tecnicamente impossibile sospenderli senza enorme pregiudizio. Il leader in pectore, se vorrà rispettare l'impegno assunto con i pugnali valsusini, ove si trovi a presidere il governo, avrà una bella gatta da pelare.

Piercarlo Barale