Riceviamo e pubblichiamo: "Qualcuno ha sentito parlare delle “questione montana” in questa campagna elettorale? Nessuno! Eppure in Italia, che ha più del 50% del territorio rugoso, non è solo questione di Nord o di Sud, ma anche di monte e di piano.

Nonostante un tiepido ritorno di interesse per il monte, la politica nazionale e la gran parte dell'opinione pubblica italiana hanno un'idea piuttosto distorta della montagna. Per qualcuno è opportuno puntare ad un "deserto verde" sui monti, per altri le valli sono il loro "parco giochi".

Le lobby sono queste due, altro non è dato e in questo scenario coloro che il monte lo vivono non solo non hanno voce in capitolo, ma neppure sono interpellati sul loro destino. Se questa nostra ipotesi è corretta, la presenza del montanaro è d’impaccio, che sia per questo che nessuno dei partiti e dei candidati ha in agenda la “questione montana” intesa come possibilità di vivere il monte?

Eppure, mai come in questo momento storico sarebbe urgente trovare il modo di indirizzare in spirale positiva tutte le energie della nazione per pensare un avvenire possibile e un nuovo patto tra monte e piano si impone. Perché non parlare anche di questo in una campagna elettorale fatta di promesse?

Proposte dal monte ne sono state fatte, sarebbe questo il tempo di aprirsi al confronto su di esse. Decine di Comuni su tutto l’arco alpino, ad esempio, hanno chiesto di attuare la legge nazionale per la montagna, cominciando dalle agevolazioni fiscali previste, la “legge Carlotto”. Obiettivo sono le “insopprimibili esigenze di vita civile delle popolazioni residenti”, vogliamo partire da lì? Qualcuno dei candidati ha qualcosa da dire al riguardo?

I monti sono stati il rifugio della democrazia che è scesa a valle con la Resistenza e un debito enorme di riconoscenza rimane ancora da saldare. Questo silenzio, da quassù, non è accettabile".

Mariano Allocco per il Coordinamento Gente di Montagna