Segnale Rai debole o addirittura inesistente, problemi di ricezione soprattutto nelle zone alpine, copertura a "macchia di leopardo" su tutto il territorio piemontese ed in particolare nel Cuneese. Sono stati tanti gli argomenti affrontati in Provincia al tavolo del convegno “Segnale Rai: segnali di speranza?” organizzato dal Corecom Piemonte e Consiglio Regionale con il presidente Alessandro De Cillis ed il collega dell’Emilia Romagna Stefano Cuppi.

A rappresentare il territorio cuneese, oltre alla parlamentare Chiara Gribaudo, anche il presidente della Provincia Federico Borgna, alcuni sindaci ed amministratori locali, insieme al presidente nazionale Uncem Marco Bussone e al vicepresidente Anci Piemonte, Michele Pianetta. Dall’altra parte del tavolo i vertici dei Servizi Broadcast e Gestione Frequenze Rai di Roma con il direttore Roberto Serafini, i colleghi Arturo Baglioni e Valerio Santoro, oltre al responsabile Rai Way per il Piemonte, Ezio Torasso. Il presidente Borgna ha aperto i lavori: “Riteniamo che l’argomento sia molto importante perchè la qualità del segnale televisivo e radiofonico è strettamente collegata al tema della comunicazione ed al diritto all’informazione per tutti. La presenza così numerosa e qualificata al convegno di oggi non fa che confermarlo”.

Dal 2011 il Corecom Piemonte ha avviato tre diverse indagini volte a rilevare la situazione della qualità percepita del segnale Rai sul territorio regionale. Le aree più critiche sono localizzate nelle zone alpine, dove le caratteristiche orografiche rendono difficile ottenere una copertura omogenea. Dagli ultimi dati risulta che, tra la popolazione sin’ora rappresentata dall’indagine, circa l’8% (pari ad almeno 50 mila persone solo nella Granda), non riceva il segnale Rai, sia tv che radio.

Nell’indagine oggetto del convegno e svolta su un totale di 137 Comuni e 365 mila cittadini (pari al 60% della popolazione cuneese), sono contenuti anche i dati sulla qualità percepita, sulle zone d’ombra del segnale e sugli impianti di diffusione. Alcuni centri hanno denunciato di non vedere la Rai (dichiarano zero tasso di copertura Alto, Castelletto Uzzone, Igliano, Roaschia, Montaldo Mondovì, Paroldo), ma sono tanti che arrivano al massimo al 50% della popolazione: Aisone, Bonvicino, Brondello; Crissolo, Lisio, Marsaglia, Murazzano, Niella Belbo, Prunetto, Roburent, Rocchetta Belbo, Stroppo. Ci sono problemi anche per centri popolosi come Verzuolo, Vicoforte, Peveragno, ma non raggiungono il 100% neppure Fossano, Dronero e Ceva.

I dati della direzione Rai differiscono però molto da quelli del Corecom. Secondo i tecnici romani di Rai Broadcast sarebbero “50-60 mila i piemontesi che non vedono appieno l’offerta Rai”, cioè dieci volte di meno di quanto affermano i sindaci. A loro parere, poi, la provincia di Cuneo non presenterebbe particolari criticità e risulterebbe migliore rispetto ad altre aree. “In ogni caso – hanno detto – entro due anni dovremmo arrivare ad una copertura del segnale del 100%”.

Di parere diverso i vertici Uncem, Anci e gli amministratori presenti che hanno ribadito come la mancanza del segnale televisivo Rai rappresenti un serio problema soprattutto per le aree montane che spesso non vedono nemmeno i canali principali. Tra i problemi segnalati la carenza di ripetitori (24 sono pagati dalle Unioni Montane, altri 61 sono gestiti dalla Rai), diritti d’uso da regolare, scarsi investimenti soprattutto in vista delle nuove tecnologie come 5G. Con il passaggio poi alle nuove frequenze i problemi potrebbero aumentare. Tra il 2021 e il 2022 con il digitale terrestre molti impianti avranno bisogno di manutenzioni straordinarie e i Comuni montani dovranno sostituire i trasmettitori. Inoltre, con la tv ad alta definizione, gli apparecchi tv senza appositi decoder non vedranno nessun canale, soprattutto nelle zone montane. Da qui la richiesta insistente a ricercare misure di intervento risolutive.

(Foto Uff. Stampa Provincia)