PIERCARLO BARALE - Nella nostra civiltà contadina, ed ancor più nelle vallate alpine della provincia di Cuneo, fino all'avvento della Michelin - tre turni con 2500 dipendenti ciascuno - il congedo dal servizio militare rappresentava il ritorno alla consueta vita faticosa e poco redditizia. Al congedato, la Naja consegnava l'intero equipaggiamento di vestiario: dalle camicie estive ed invernali, alla divisa di panno, ai pantaloni di tela, cappotto, scarpe e scarponi. Per parecchi decenni il già arruolato, divenuto nonno delle reclute che si erano avvicendate nella difesa della patria, avrebbe utilizzato il corredo, fino alla consunzione. Naturalmente, senza le nastrine e le stellette, segno della dipendenza dallo Stato e dell'appartenenza ad un corpo armato. Tolte le stellette, gli abiti grigioverdi diventavano "civili". A nessuno veniva in mente di mantenere stellette e nastrine. I carabinieri, sempre vigili sul territorio, sarebbero intervenuti per farle rimuovere.

Pare che il ministro "della propaganda" - ufficialmente dell'Interno - non abbia a conoscenza il significato delle stellette. La continua ostentazione propagandistica - pro sè - di capi di vestiario in dotazione alle forze armate - ed anche di quelle disarmate, come i vigili del fuoco - stona parecchio. Come l'eccessiva pubblicità di un prodotto, diventa assai sgradita l'esibizione dell'uomo ministeriale. Si finisce con l'accostare il personaggio al bravo comico Gene Gnocchi ed alle sue ben note magliette.

Come sempre, la tragedia diventa farsa. Così come stonano le frasi come "La pacchia è finita". Ma quale pacchia può attendersi chi arriva sui barconi, dopo attese di mesi o anni nelle prigioni libiche, con annesse torture? Sperano in una vita migliore, sfuggire alla fame, dare un avvenire ai figli. Se si continua così addio coesione nazionale ed uguaglianza voluta dalla Costituzione e dalla Corte dei diritti della Comunità Europea.

Ricordo la chiamata del "popolo sovrano" - tutti i 60 milioni, lattanti compresi - da parte del Ministro dell'Interno per combattere l'Europa matrigna. Egli prometteva, come "capitano" divenuto capo assoluto dell'esercito nazionale di tutti i corpi militari e della intera popolazione sfracelli per Bruxelles e Strasburgo. Quell'Europa colpevole di non aver accettato la finanziaria gialloverde. Era il frutto delle mancate conoscenze, inesperienza e carenza di cultura dello Stato dei due alla guida della nave Italia.

Come è successo ai pifferi di montagna, sono stati clamorosamente suonati in Europa ed hanno dovuto mandare "l'avvocato del popolo" ad aggiustare, a carissimo prezzo, la frittata zeppa di sciocchezze finanziarie e giuridiche e carente soprattutto di buon senso. Dal "me ne frego" al bagno di umiltà per evitare la procedura di infrazione e la bocciatura della manovra. Il Presidente Mattarella, con il garbo di sempre, ha narrato una storia diversa da quella dei dioscuri gialloverdi. Sono usciti ammaccati dalle posizioni arroganti che avevano assunto.

Per carità di patria, la finanziaria è stata firmata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale entro fine anno, per evitare - serietà presidenziale - l'esercizio provvisorio. I due galli hanno cantato vittoria, senza più ostentazioni pacchiane, come quella del balcone, o il pugno chiuso del gaffeur, ministro delle "noninfrastrutture". E' la "decrescita infelice" dei grillini, esperti in No, per assecondare richieste elettorali insensate, che - una dopo l'altra - dovranno essere disattese.

Ricordo i famosi "contrordine compagni" che venivano imposti ai comunisti illustrati come trainanti nelle vignette di Guareschi (giurassico politico). Un ministro bambino - tale si dimostra - gioca con le ruspe e le divise; un altro inneggia alla sconfitta della povertà. Questi due guidano la nave Italia. Purtroppo si sono privati - inopportunamente - del comandante - vero - De Falco - senatore grillino. Dissidente, perchè ragionante. L'unico che avrebbe potuto intimare ai due: "Scendete subito dalla nave Italia...".

Piercarlo Barale