Sicuramente in questi giorni avrete sentito parlare di noi, dei "gilets jaunes", o forse alcuni di voi probabilmente ci avrà incrociato durante un suo viaggio di lavoro o di piacere in Francia. Ma chi siamo realmente? Noi siamo un movimento spontaneo, nato da un appello sui social che invitava a scendere in strada con un simbolo distintivo, il giubbotto giallo catarinfrangente che tutti abbiamo l'obbligo di avere in macchina. Creato dal nulla, senza partiti politici o sindacati alle spalle, senza leader, siamo il popolo francese e basta. Tra di noi troverai ogni tipo di classe sociale, dallo studente alla casalinga, dal dirigente all’operaio, dal disoccupato al pensionato.

Oggi, sabato 24 novembre, una gran parte dei "gilets jaunes" si ritroveranno per la seconda volta a Parigi a manifestare contro il carovita e il governo del presidente Macron. Altri continueranno nei loro bloccaggi. La Francia sta vivendo una protesta massiva e inedita che si è radicalizzata e estesa in un batter d'occhio. Tutto ha avuto inizio dopo l’annuncio dell'aumento dei carburanti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Macron, continuando a dare colpi di bastone al popolo della classe medio bassa e non tenendo conto delle difficoltà di vivere il loro quotidiano, ha portato il paese all'esasperazione. Da più di un anno ormai nessuno crede più alle sue grandi promesse di migliorare l'economia del paese. Il popolo francese, senza distinzione, si veste allora del proprio gilet jaune e decide di farsi sentire, di scendere in strada.

Il primo giorno di protesta sono all'incirca 280.000 La nazione è completamente invasa. Vengono occupati e liberalizzati i pedaggi delle autostrade permettendo così agli automobilisti il passaggio gratuito. Viene invitato il cittadino a non effettuare acquisti, a non spendere un centesimo per far sì che l'economia del paese si metta in ginocchio andando a colpire così direttamente le casse dello stato. Vengono in seguito bloccati i depositi di carburante. Macron deve udire la collera del popolo. Si innalza un gran braccio di ferro tra il presidente Macron che fa il sordomuto e i "gilets jaunes" che rivendicano i loro diritti. Il governo silenzioso spera che i "gilets jaunes" abbandonino il tutto, che sia soltanto lo sfogo di un giorno.

Otto giorni però sono trascorsi da quel sabato 17 novembre. Macron viene invitato a squarciagola e con scritte ovunque, a dimettersi. I "gilets jaunes" non intendono cedere, continuano imperterriti a mettere in marcia le loro azioni. Pioggia, vento e freddo non li fanno desistere dai punti strategici delle loro postazioni 24 ore su 24. Il cittadino che non riesce a essere presente sui luoghi in segno di solidarietà aiuta distribuendo viveri e materiale di sopravvivenza ai manifestanti. Suoni di clacson risuonano durante il passaggio degli automobilisti sulla zona di pedaggio. È il ringraziamento del popolo al popolo.

C'è chi giura che il fuoco si spegnerà facilmente, ancora ci sperano i simpatizzanti del presidente. I "gilets jaunes" crolleranno, si disperderanno poco a poco. Tutto finirà. In questo momento preciso, invece, il movimento continua a tener duro. Cosa aspettarsi per oggi è una domanda alla quale non possiamo ora rispondere. Semplicemente posso dirvi che i "gilets jaunes" di La Ciotat Bouches-du-Rhône, uniti a tutti gli altri "gilets jaunes", intendono proseguire il loro combat fino alla fine!

Nadine C.