LUCIO ALCIATI - Ci sono voluti otto anni dalla prima notizia. Ci sono volute sostanziose ore di polverose analisi storico documentali, occhi arrossati e frequenti giorni di ricerca autunnale nei colorati e freschi boschi caragliesi. E, alla fine, ciò che si cercava è stato trovato. Ed è proprio lì, nel posto più frequentato. A portata di mano. Finalmente il Marrone di Carglio, anticamente celebrato e premiato, ma purtroppo letteralmente travisato, è stato identificato. Delle sue vicissitudini avevo già narrato su questo giornale.

Ora, grazie al conosciuto Felice Bruno, il quale mi ha permesso di visionare l’emozionante attestato di premiazione concesso al suo bisnonno omonimo in merito alla presentazione, presso l'Exposition International de la Châtaigne, Congrès du chataignier - Société Gay Lussac di Limogès, il 30 ottobre 1910, del marrone di Caraglio (lo stesso veniva inserito nel catalogo conseguente alla suddetta esposizione, indicandolo nominalmente Marrone di Caraglio e descrivendolo in tal modo: "Chair ferme et tré sucrée, Bogne ayant parfois jusqu’à trois fruits de premiere grosseur: Arbré cultivé à Caraglio, province de Cuneo. Le maron est une sous varieté de Sardonne trés appreciée des confiseurs et des gourmets – Italie") e alla segnalazione di una persona a me cara, l’albero è stato riconosciuto.

Pensate quanta passione e amore per la propria terra e per i suoi luoghi spinse quel grande e lungimirante uomo ad affrontare, in quei tempi, un viaggio lunghissimo, faticoso e costoso, compiuto in carrozze sobbalzanti su strade impolverate e su treni dai vagoni spesso immersi nell’aspro e nero fumo di carbone, a volte mescolato con i caldi sbuffi di vapore delle locomotive, per far conoscere, con orgoglio, quello speciale frutto del suo territorio. E aveva ragione, tant’è che vinse l’importante médaille de vermeille (medaglia d’argento).

Questo secolare marrone è un bellissimo esemplare, sano, dell’età presumibile di 240 anni, produttore di ottimi frutti di buona pezzatura. A inizio di quest’anno, in luna vecchia, per gentile concessione dell’altrettanto conosciuto pronipote Roberto Bruno (Pajo), proprietario di questo singolare marrone, sono state prelevate delle marze. Queste marze sono state innestate, dal noto vivaista Bassi, su giovani semenzali sviluppando belle piantine che sono state poi ritirate e impiantate la scorsa settimana.

Inizia così un nuovo corso, un auspicato sviluppo e un giusto riconoscimento per questo squisito marrone dalla storia romanzesca. Ma come ogni buon romanzo, il torto non dura e alla fine “tutto è bene quel che finisce bene”. Intanto si cercherà di produrre altre piantine affinché questa eccellenza ritorni a popolare le terre di Caraglio e i suoi boschi. Sia valorizzata, tutelata e promossa. Chissà, potrebbe diventare un’ottima e stimolante opportunità economica per la sua comunità!

Lucio Alciati