Si tratta di un appuntamento veramente eccezionale, che torna dopo oltre cinquant’anni dalla sua interruzione. La «Cena delle anguille», simbolo dell’innocenza di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, è l’occasione per commemorare e nello stesso tempo rivendicare a distanza di quasi un secolo la richiesta di una giustizia che l’America degli anni Venti negò ai due italiani. La storia è abbastanza conosciuta, ma ribadirla non fa mai male. La mattinata del 24 dicembre 1919, a Bridgewater, in Massachusetts, alcuni malviventi tentarono di rapinare il portavalori del calzaturificio Loring Q. White. Nelle stesse ore Bartolomeo Vanzetti si trovava a Plymouth impegnato nella consegna delle anguille a molte famiglie di connazionali. Ad aiutarlo era il giovanissimo Beltrando Brini.

Quasi cinque mesi più tardi Vanzetti venne tratto in arresto e messo sotto accusa per la tentata rapina. Il suo alibi, sottoscritto da una ventina di persone, non faceva una piega. Quella mattina l’emigrato di Villafalletto (provincia di Cuneo) si trovava impegnato: le consegne erano numerosissime e le famiglie desideravano ricevere le anguille il più presto per cucinarle in giornata (rispettando una tradizione tutta italiana che imponeva il «magro» alla vigilia di Natale). I testimoni sfilarono dinanzi al giudice Webster Thayer a raccontare le loro ragioni. L'avvocato dell'accusa, Frederick Katzmann, beffardo, giocò con la giustizia tentando di mettere in difficoltà i poveri italiani, approfittando della loro buona fede e delle loro umili origini, sfruttando sovente l'incomprensione linguistica, giocando sull'ambiguità dell'interpretazione e canzonando la loro posizione di immigrati. L'avvocato della difesa, poco combattivo, si allineò alle tesi dell'accusa e a fine processo fu assunto dallo studio di Katzmann.

I giurati non credettero ai compaesani di Vanzetti e lo ritennero colpevole. Thayer gli inflisse una pena molto alta: 15 anni di reclusione. Con questo precedente il pescivendolo di Villafalletto, insieme al suo amico Nicola Sacco, andò a giudizio anche per una successiva rapina ed un duplice omicidio, quello di South Braintree, che portò entrambi, innocenti, sette anni dopo, alla sedia elettrica. Le anguille avrebbero dovuto scagionare Vanzetti della prima accusa e, se ciò fosse avvenuto, sarebbe di fatto stato impossibile rinviarlo a giudizio per il secondo reato, anche perché le prove a suo carico erano del tutto inesistenti. Di anguille si parlò molto nel corso del processo e cogli anni le anguille divennero, in Massachusetts, il simbolo dell'innocenza di Sacco e Vanzetti. Il Comitato di sostegno, grazie all'attivismo di Tom O'Connor, organizzò ogni anno, sino al 1964, un incontro conviviale nel corso del quale vennero cucinate e servite proprio le anguille. Ai convenuti veniva consegnato un documento col quale si rammentava che «Eels», cioè le anguille, erano «symbol of the innocence of Sacco and Vanzetti» e che quel documento rappresentava il «partake in remembrance», cioè la partecipazione al ricordo.

Lo scorso anno in via del tutto informale una simile serata si era tenuta a Savigliano. Quest’anno si ripete a Saluzzo, con spirito e partecipazione diversa. L’appuntamento è per le 19 di mercoledì 5 dicembre presso la trattoria «Pesci vivi» di via dei Romani 39, sopra il ponte sul Po. Si tratta di un esercizio ultracentenario, che si trova proprio sulla strada che il giovane Vanzetti percorreva quando, quindicenne, lavorava come pasticcere a Cavour. I mezzi pubblici trainati dai cavalli vi facevano sosta e gli utenti potevano approfittarne per dissetarsi o consumare qualcosa. Alla serata saranno presenti, con racconti storici, testimonianze, azioni teatrali e ricordi, lo storico Luigi Botta, gli attori Pinuccio Bellone e Cristina Viglietta (de «La Corte dei Folli»), l’operatore estetico Ugo Giletta ed il nipote Giovanni Vanzetti. Quasi come un happening, la serata si dipanerà nel corso di un incontro conviviale. Nel, corso del quale, naturalmente, non mancheranno le anguille. L’occasione per richiamare il senso della giustizia e rinverdire la memoria.